Effetti collaterali intensi, ma non pericolosi e tutti di breve durata, sarebbero stati segnalati in alcuni volontari delle sperimentazioni dei vaccini anti-Covid di Pfizer e Moderna, con più frequenza rispetto a quanto avviene con altri vaccini, come quello per l’influenza. Meno del 2% dei volontari ha avuto febbre alta tra 39 e i 40 gradi e con quello di Moderna il 9,7% ha riportato fatica, l’8,9% dolori muscolari, il 5,2% dolori alle articolazioni e il 4,5% mal di testa. Lo segnala sul suo sito la rivista Science, che chiede trasparenza nel comunicare questi dati, in modo che le persone siano informate e non abbiano poi dubbi sul vaccino, che è efficace.
Science cita il caso di due volontari della sperimentazione del vaccino di Moderna. Uno e’ Luke Hutchison, 43 anni, biologo del Massachusetts Institute of Technology di Boston, che dopo la seconda dose di vaccino ha visto gonfiarsi immediatamente il braccio e poi nel giro di poche ore ha avuto dolori a muscoli e ossa e febbre a 38,9°. I sintomi sono scomparsi dopo 12 ore. “Ma nessuno mi aveva preparato alla loro possibile intensità – dice – La gente dovrebbe essere preparata meglio di quanto lo sia stato io”. L’altro caso è quello di Ian Haydon, volontario della sperimentazione di Moderna. Dodici ore dopo la seconda iniezione ha iniziato ad avere mal di testa, dolori muscolari, fatica, nausea, febbre a 39,6°. E’ andato al pronto soccorso, ha vomitato ed è svenuto, prima che i sintomi scomparissero 24 ore dopo il loro inizio. “Un piccolo prezzo da pagare per avere la possibilità di tornare a una vita normale.
E’ stata una giornata dura – dice – ma se penso a cosa può provocare il Covid, è molto poco in confronto”. “Queste reazioni transitorie non dovrebbero dissuadere le persone dal farsi vaccinare. Febbre, braccia doloranti e fatica sono poco piacevoli ma non pericolosi”, commenta Florian Krammer, della Icahn School of Medicine del Mount Sinai, che ha partecipato allo studio pilota di Pfizer. Come rileva l’epidemiologo dell’università del Michigan Arnold Monto, “c’è un tasso maggiore di reazioni avverse forti di quelle viste con i normali vaccini per l’influenza”.
Secondo Bernice Hausman, esperta di controversie sui vaccini della Pennsylvania State University, “la chiave è la trasparenza. Le autorità e gli operatori sanitari dovrebbero preparare il loro messaggio. Più che minimizzare la possibilità di avere la febbre, bisognerebbe allertare la gente che potrebbe averla forte, ma che è temporanea, di indicare quale medicinale prendere per gestirla per quella giornata e preparare un supporto per quei casi che possano avere reazioni forti”.