Vaccini. 1500, il numero verde per i cittadini

Quasi 1.000 chiamate nella prima giornata: una linea “bollente” quella del “1500”, il nuovo numero verde del Ministero della Salute a cui è possibile rivolgersi per avere informazioni sui vaccini. A rispondere alle domande dei cittadini, dall’altra parte del filo, medici specialisti del settore del Ministero. “Tutti vogliono sapere, questo è il motivo per cui abbiamo fatto il numero verde e per il quale dobbiamo ingaggiare i medici di medicina generale e i pediatri”, spiega il Ministro della salute Beatrice Lorenzin, in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro informazioni.

Le domande fatte oggi partono da quelle più concrete: “I vaccini sono gratis? Che cos’è il calendario vaccinale? Quanto tempo intercorre tra una vaccinazione e l’altra?”, ne cita alcune il Ministro. E chiamate dagli antivaccinisti? “Solo cinque – afferma Lorenzin – il resto sono richieste di informazioni tra le più svariate. Ho saputo che la mamma di una bambina immunodepressa e che non può dunque essere vaccinata, si è sentita molto tranquillizzata dal fatto che la bambina sarebbe andata in una classe dove tutti gli altri bimbi erano vaccinati. Faremo degli spot e una grossa campagna di informazione”, aggiunge.

Per quanto riguarda, invece, la difformità dei servizi vaccinali delle singole Asl, “purtroppo è la fotografia del federalismo sanitario – afferma Lorenzin – Noi abbiamo incentivato le Regioni a fare degli accordi con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta in convenzione, in modo che possano fare tutti i vaccini proprio così come fanno già con i vaccini antinfluenzali”. E l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari? “Un’opzione da valutare”, commenta.

Se da una parte, dunque, le iniziative legate al decreto vaccini proseguono fluide, non mancano gli intoppi legati al suddetto federalismo sanitario e alle divergenti opinioni in merito, manifestate dalle regioni. “Errare è umano, perseverare è diabolico”, così il Ministro commenta la situazione in Veneto, dove il decreto sull’obbligo vaccinale è stato impugnato dalla Regione davanti alla Consulta. “Il Veneto si è già caratterizzato, con il suo presidente e con i suoi parlamentari, per aver portato avanti una battaglia di retroguardia su Stamina, condotta con dichiarazioni pubbliche ed emendamenti in cui si sosteneva il metodo Vannoni anche per portarlo in Veneto, quando già evidente che Vannoni era uno che faceva tutto fuorché una terapia. Dovremmo aver imparato cosa significa far riferimento alla scienza”.

E se si parla del numero dei vaccinati, “la Regione Veneto non è messa bene, e avrebbe bisogno di questo decreto per essere in regola e per poter garantire maggiore tutela ai cittadini. Quando si parla di immunizzazione di massa è evidente che non si può avere una regione coperta e l’altra no. Inoltre viviamo in un contesto geopolitico caratterizzato da milioni di persone che vengono da Paesi di guerra dove ci sono diverse epidemie. La programmazione sanitaria si fa per risolvere il problema non solo di oggi, ma anche di domani”.

Tra le ragioni che avrebbero spinto il Veneto a voler impugnare il decreto vaccini, l’apparente mancato finanziamento destinato dell’iniziativa, ma la Lorenzin non è d’accordo: “I soldi sono stati dati alle Regioni attraverso uno stanziamento ad hoc previsto nella Legge di Bilancio, proprio per finanziare il piano nazionale vaccini. I soldi per l’anno in corso ci sono già, ora volgiamo capire se le Regioni li stanno spendendo o li stanno tenendo in cassa”.

A.T.

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