(Reuters Health) – Uno studio statunitense pubblicato online il 31 luglio da JAMA Internal Medicine rivela che le ricerche sul web relative alla parola “suicidio” hanno spiccato il volo subito dopo che Netflix ha messo in onda “13 Reasons Why”. Si tratta di una popolare serie TV la cui protagonista si toglie la vita. Le ricerche sul web sono aumentate del 19% nei 19 giorni successivi alla messa in onda dello show. Questo significa 900.000-1.5 milioni di ricerche più rispetto alla media. “Più qualcuno riflette sul suicidio, più è probabile che lo metta in atto”, dice John Ayers, della San Diego State University of California, autore principale dello studio. “Le ricerche online spesso predispongono a comportamenti offline”.
Ad esempio, il numero di ricerche con la parola “suicidio” ha registrato un aumento del 26% dopo il debutto di “13 Reasons Why” mentre quello delle ricerche con le parole “commettere suicidio” è risultato più elevato del 18%. Infine, le ricerche sul web con la frase “come uccidere se stessi” sono risultate più numerose del 9%. Allo stesso tempo, anche le ricerche di richiesta di aiuto sono aumentate rispetto alla media. Dopo la serie TV il “suicide hotline number” è stato sollecitato un numero di volte superiore del 21% rispetto al previsto e le ricerche online con la frase “prevenzione del suicidio” sono state più numerose del 23%. La ricerca con le parole “suicidio teen” è stata superiore del 34%.
In “13 Reasons Why” la studentessa di scuola superiore Hannah Baker si uccide e lascia videoregistrazioni degli eventi che hanno portato alla sua morte, mostrata in dettaglio grafico nel finale della serie. La fiction contiene scene di stupro, guida in stato di ubriachezza e bullismo. Dopo il suo debutto, molti esperti di salute mentale hanno sollevato preoccupazioni. Il loro timore era quello che si verificassero casi di suicidio per emulazione in adolescenti vulnerabili, già in difficoltà per depressione o pensieri suicidi. Netflix, in risposta alle preoccupazioni sulla serie, ha aggiunto ulteriori avvertenze sui contenuti e informazioni sulla prevenzione del suicidio. La pay-tv ha anche incoraggiato i genitori a guardare lo spettacolo con i figli adolescenti e ha offerto possibilità di dibattito sulla questione. “Abbiamo sempre creduto che questo spettacolo avrebbe incoraggiato la discussione su questo argomento difficile”, ha detto Netflix in una dichiarazione a Reuters Health. “Questo è un interessante studio quasi sperimentale che conferma il nostro pensiero”. “Gli sceneggiatori potevano fare di più per evitare di scatenare pensieri suicidi o tentativi di togliersi la vita”dice Kimberly McManama O’Brien, coautore dell’ editoriale di accompagnamento e ricercatrice di psichiatria presso la Harvard Medical School di Boston.”La decisione di mostrare in dettaglio il suicidio della protagonista della serie è stata controversa.La ricerca ha dimostrato che le immagini o le descrizioni dettagliate di come o dove una persona muore suicida può costituire un fattore scatenante in individui vulnerabili”.
La ricerca
Per valutare come le ricerche online sul suicidio siano cambiate dopo “13 Reasons Why”, i ricercatori hanno utilizzato un algoritmo basato sulle tendenze di ricerca quotidiane dal 15 gennaio al 30 marzo, vigilia della messa in onda. Il team scientifico ha in seguito valutato i volumi di ricerca online sul suicidio dalla data di esordio della trasmissione (31 marzo) fino al 18 aprile. Per 12 dei 19 giorni successivi al 31 marzo, tutte le ricerche online relative al suicidio sono aumentate dal 15 al 44%. Su 20 ricerche comuni in tema di suicidio esaminate dai ricercatori, 17 hanno evidenziato un volume di ricerca superiore al previsto durante il periodo di studio. “Poiché lo studio suggerisce che lo spettacolo TV abbia aumentato sia consapevolezza che ideazione suicida, si potrebbero aggiungere ulteriori avvertimenti alle serie TV attuali e future”, concludono i ricercatori.
Fonte: JAMA Intern Med 2017
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)