Anziani e vaccini, dopo la pandemia se ne torna a parlare a 360°, ma emerge un bisogno ancora insoddisfatto di informazioni. Il 42% degli ‘over 65’, infatti, conosce le immunizzazioni più indicate per la loro fascia di età – non solo quella antinfluenzale, ma anche quelle che prevengono le infezioni da pneumococco o il fuoco di Sant’Antonio – è anche informato sulla gratuità e sa di avere diritto alla somministrazione ma, contemporaneamente, ben il 24% afferma di non ricevere informazioni o di avere troppo poche. Circa 1/3 conosce questi vaccini grazie al proprio medico mentre più del 2% del campione ne ignora del tutto l’esistenza. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani nel mese di marzo su un campione di circa 1.400 soggetti con più di 65 anni, presentato oggi durante l’incontro “Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità” che si è tenuto presso il Ministero della Salute.
Istituzioni, stakeholder, clinici e associazioni dei pazienti hanno affrontano il tema della prevenzione nell’adulto come strategia economica, sociale e di salute pubblica per lo sviluppo del Paese, ribadendo il valore della prevenzione vaccinale come volano per la salute delle persone, il benessere di un invecchiamento attivo, i vantaggi di una società più produttiva. E l’attenzione ai vaccini con particolare riguardo alla popolazione sopra i 60 anni e nei soggetti immunodepressi va, appunto, oltre il Covid e l’influenza. Ci sono infatti alcune infezioni virali e batteriche che possono essere prevenute efficacemente. I vaccini contro pneumococco, antimeningococco e Herpes Zoster rappresentano una grande opportunità contro patologie dalle gravi conseguenze e inoltre, intervenire nella limitazione di queste infezioni può costituire un’arma in più nella lotta all’antibiotico-resistenza che rappresenta la minaccia più significativa dei prossimi decenni.
Se il 2030 si prevede che il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni aumenterà di oltre un terzo, raggiungendo 1,4 miliardi di persone nel mondo, sappiamo che l’Italia è uno dei Paesi più longevi, confermandosi al secondo posto tra i 27 Stati Membri dell’Unione Europea, con una vita media di 83,6 anni, dopo la Spagna. Vaccinare la popolazione anziana significa evitare una grande quota di patologie gravi e quindi sgravare un sistema sanitario nazionale destinato, altrimenti, a subire grandi pressioni. “I vaccini sono fondamentali soprattutto per le persone fragili – ha evidenziato Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) – sono uno strumento che riduce il rischio di malattie gravi. Per fare un esempio, ogni anno in Italia muoiono circa 15.000 persone per le complicanze dell’influenza e il vaccino potrebbe impedire tutto questo. Dobbiamo informare le persone e far comprendere l’importanza della vaccinazione: vediamo oggi esitazione, forse per la stanchezza di essere stati sottoposti a tanti vaccini nel corso della pandemia, ma proprio perché ne abbiamo fatti tanti, ne abbiamo testato la sicurezza e l’efficacia, oltre ad aver salvato tante vite: più di 15 milioni di persone in tutto il mondo, oltre 150.000 solo in Italia. Il nostro organismo è abituato a essere sottoposto a tanti stimoli antigenici, anzi, spesso questo aiuta il corpo a rispondere meglio. Lo abbiamo visto nei bambini, che eseguono anche 7-8 vaccinazioni ravvicinate: è stato dimostrato che più stimolazioni insieme allenano ancora meglio il nostro organismo e questo vale anche per gli anziani”.
“Negli anziani il problema è la cosiddetta ‘triade’: influenza, pneumococco e herpes zoster. Durante gli anni della pandemia – ha spiegato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute – c’è stato un problema di coperture non ideali. Il primo anno per l’influenza abbiamo visto un aumento dei vaccinati semplicemente perché non c’era ancora il vaccino per il Covid ed è stata raccomandata l’immunizzazione a tutti. Questo ha portato a una corsa a vaccinarsi, per la prima volta con coperture molto rilevanti anche fra gli anziani. Ma successivamente abbiamo avuto un crollo. Su pneumococco e zoster, che non sono presenti nell’anagrafe vaccinale, abbiamo dati deboli. Per il primo le cose non vanno proprio male, anzi, probabilmente l’epidemia di Covid ha fatto un po’ da volano, mentre per il secondo le coperture sono insufficienti. E’ vero che non si tratta di una malattia letale, ma è molto fastidiosa, e bisogna agire per aumentare queste coperture, stimolando i cittadini su base volontaria. Questo è possibile coinvolgendo di più i medici di medicina generale, ma anche gli specialisti che hanno in cura le persone più fragili”.
“La nostra indagine – sottolinea Roberto Messina, presidente di Senior Italia Federanziani – rivela che in tutto oltre il 70% degli anziani chiede più informazioni e quasi l’80% chiede di poter usufruire di alcuni vaccini direttamente nello studio del medico di famiglia. E poi vorrebbero che le istituzioni dessero più informazioni sui rischi e sui benefici. I tabù sui vaccini sono tabù psicologici, è un concetto di stigma, di non conoscenza. Fare più vaccini non è un male e non ci sono complicanze. Attraverso una maggiore comunicazione da parte di tutti gli operatori sanitari si può convincere una quota crescente di anziani a proteggersi, magari fra qualche anno, e magari lavorando anche su figli e nipoti per spronarli”.
“L’Italia è tra gli Stati europei con maggiore longevità – sottolinea il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in un messaggio inviato agli organizzatori dell’evento – e in futuro si prospetta un ulteriore invecchiamento della popolazione che porta con sé un incremento delle malattie croniche e una perdita di autonomia che colpisce maggiormente gli anziani con reddito più basso. L’importanza delle vaccinazioni per la popolazione adulta e anziana è un tema al centro delle politiche condotte dal ministero della Salute a tutela della salute pubblica e individuale, con un’offerta vaccinale attiva, gratuita e omogenea su tutto il territorio nazionale.. Promuovere la cultura della vaccinazione attraverso campagne di comunicazione mirate, come quelle che abbiamo realizzato per la vaccinazione antinfluenzale e anti-Covid, rappresenta un tassello importante a tutela della salute degli anziani, che sono oggi al centro di un forte impegno, da cui è nato il cosiddetto Ddl Anziani, proprio in questi giorni all’approvazione del Parlamento”.
L’attenzione delle Istituzioni verso le problematiche degli anziani, della cura delle persone non autosufficienti e del contrasto alle cronicità è convogliata come noto nell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di un disegno di legge (Ddl 506, il cosiddetto “Ddl Anziani”) che introduce deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane. Attraverso le deleghe, il provvedimento intende dare corso ad una riforma, in linea con il Pnrr, che dovrebbe riordinare ma anche semplificare il sistema dell’assistenza alle persone anziane fragili e non autosufficienti, potenziandolo. In questo quadro, nell’ottica di un investimento di salute pubblica teso ad assicurare una protezione e un miglioramento delle condizioni di vita delle persone anziane, la vaccinazione può svolgere un ruolo cruciale.
Tornando all’indagine, eseguita su un campione costituito in prevalenza da donne (54,7%) rispetto agli uomini (45,3%), e in prevalenza dal Centro Italia (54%, a seguire Sud con 38% e Nord con 8%), alla domanda se siano a conoscenza che il Servizio Sanitario nazionale raccomandi la somministrazione di alcuni vaccini per adulti ed anziani e li renda usufruibili gratuitamente, quasi l’80% degli intervistati risponde di essere a conoscenza dell’accesso gratuito alla somministrazione dei vaccini, il 15,3% dichiara di avere ricevuto poche informazioni mentre il 4,4% afferma di non averne mai sentito parlare.
Secondo uno studio della Johns Hopkins University che ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria, per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro, in totale 44 dollari . Analogamente, una recente ricerca di Altems ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci. L’impatto annuo complessivo è di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale . Tuttavia, è stato ricordato nel corso dell’evento, quasi l’80% dei Paesi europei spende meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di immunizzazione ; escludendo i vaccini contro la Covid-19 che ad oggi, anche in Italia, dispongono di un fondo dedicato. Per raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati dal Pnpv, solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più (2,4 Mld), senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi che sono fortemente raccomandati alla vaccinazione, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura.