Il Premio per la Ricerca Traslazionale della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo) è stato assegnato ad un italiano, il direttore del Laboratorio di Oncologia molecolare dell’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo (Torino), Alberto Bardelli. L’ambito riconoscimento va a lui per il suo contributo delle sue ricerche sulla biopsia liquida come nuova strada da percorrere per il trattamento del tumore dal colon.
E’ la prima volta che l’importante riconoscimento internazionale, istituito 18 anni fa, viene attribuito a un ricercatore italiano e nella motivazione del premio si afferma che Bardelli, professore ordinario del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, “è un genetista di fama mondiale nell’ambito della medicina di precisione. Il suo lavoro innovativo sulle biopsie liquide ha aperto la strada per ottimizzare le diagnosi e le opzioni di trattamento per i pazienti affetti da cancro del colon retto e lo ha reso uno degli scienziati più insigni nel campo della ricerca traslazionale”.
Il premio Esmo, afferma Bardelli, “mi stimola ad avvicinarmi ancor più alle esigenze cliniche dei pazienti. Mi occupo della biopsia liquida dal 2009 ed è molto gratificante vedere come si siano tradotti in nuove applicazioni cliniche i nostri sforzi per definire in che modo le alterazioni genomiche provochino i tumori e come le mutazioni oncogeniche influenzino la capacità delle cellule tumorali di diventare resistenti ai farmaci”.
La tecnica
La biopsia liquida consiste nell’esame del Dna delle cellule tumorali circolanti nel flusso sanguigno: “Nell’ambito delle sperimentazioni cliniche stiamo già utilizzando la biopsia liquida, con cadenza quindicinale, per monitorare i pazienti con cancro al colon metastatico, con grandi vantaggi e proprio in questi giorni – annuncia Bardelli – è partito lo studio KRONOS, la prima sperimentazione clinica in cui il trattamento dei pazienti con cancro al colon metastatico è basato proprio sulla biopsia liquida. Durerà un anno e mezzo e si tratta di un notevole passo avanti a beneficio dei malati”. Oggi, infatti, chiarisce, “si effettua la tac per valutare se un tumore è in progressione, ma la tac ci dice solo che il tumore si ingrandisce e non il perché”.
La biopsia liquida, invece, precisa l’esperto, “ci fa capire quale tipo di resistenza si stia sviluppando al farmaco utilizzato e questo per il cancro al colon è fondamentale, poiché per 4 pazienti su 10, con un certo tipo di resistenza, è possibile optare per farmaci alternativi”. Dunque, grazie alla biopsia liquida, conclude Bardelli, “si può monitorare l’andamento della malattia ogni 15 giorni e c’è la possibilità di identificare la terapia più giusta da fare successivamente, evitando l’irradiazione delle tac”.