Nove malati di cancro su dieci vorrebbero essere coinvolti nelle cure, ma ciò non accade. Sono ancora troppe le “lacune preoccupanti nella comunicazione tra oncologi e pazienti”, ma organizzare ‘lezioni di dialogo’ fra i due gruppi potrebbe migliorare la conversazione e la gestione delle emozioni, e ridurre la possibilità di fraintendimenti. Questa la conclusione di uno studio pubblicato su JAMA Oncology.
Progetto VOICE
Il progetto di ricerca randomizzato VOICE ha coinvolto 265 persone con un cancro in stadio avanzato. I ricercatori li hanno allenati su cosa chiedere ai medici e come esprimere le preoccupazioni. Agli oncologi, parallelamente, sono stati offerti materiale formativo, laboratori di comunicazione e conversazioni simulate con attori nel ruolo del malato. In seguito, i ricercatori hanno audio-registrato le conversazioni reali tra oncologi e pazienti, e chiesto di compilare questionari.
Il gruppo allenato aveva una probabilità tre volte maggiore, rispetto a quello non addestrato, di parlare di argomenti difficili, come la prognosi o la scelta del trattamento. “Chi ha ricevuto una formazione era molto più propenso a fare domande, chiedere chiarimenti ed esprimere le proprie opinioni. Questo è importante perché il 90% dei pazienti dice di voler essere attivamente coinvolto nella cura, e i medici si rendono conto che hanno bisogno di aiuto in questo”, ha detto Ronald Epstein, professore di Medicina, Oncologia e Psichiatria dell’Università di Rochester, negli Stati Uniti. “Abbiamo bisogno – ha concluso – di incorporare interventi di comunicazione nelle cure cliniche di tutti i giorni”.