Tumori: l’apparato del Golgi come marker di “esaurimento” delle cellule T

L’apparato del Golgi, l’organello cellulare che smista le proteine destinate alle porzioni intra ed extra-cellulari, potrebbe essere utilizzato come un marker dell’esaurimento delle cellule T: più sono presenti apparati del Golgi nelle cellule e più queste saranno ‘robuste’ ed efficienti nel contrastare i tumori. È la conclusione cui sono arrivati Nathaniel Oberholtzer e colleghi del Medical University of South Carolina in una ricerca pubblicata da Science Advances.

Le cellule T uccidono le cellule tumorali, ma possono “esaurirsi” nel microambiente ostile del cancro. I ricercatori americani hanno esaminato i modi per potenziare queste cellule in modo che possano combattere il cancro più a lungo, andando a studiare l’apparato del Golgi. Il team ha scoperto, così, che il trattamento con acido solfidrico ha reso le cellule T in grado di sopportare maggiormente stress. “L’acido solfidrico è una molecola di segnalazione che ha ruoli molto importanti – afferma Oberholtzer -, in quanto può modificare le proteine attraverso un processo chiamato solfidratazione, in cui modifica i residui di cisteina e può cambiarne l’attività”.

Il team ha osservato che il processo di solfidratazione, modificando la proteina Prdx4 all’interno dell’apparato di Golgi, conferisce protezione in un contesto ossidativo.

“Quando si hanno agenti stressori, come nel microambiente tumorale, si verifica una rottura, o frammentazione, dell’apparato di Golgi, che non è in grado di svolgere la sua funzione. L’acido solfidrico protegge da questa rottura”, aggiunge Oberholtzer.

Utilizzando una tecnica di ordinamento cellulare, i ricercatori hanno ordinato le cellule T in base alla quantità di Golgi che contenevano e le hanno distinte tra quelle ad alto contenuto e quelle a basso contenuto. “Le cellule che esprimono un Golgi elevato hanno un fenotipo molto diverso. Sono meno esauste e sono molto più potenti nel controllare i tumori”, concludono gli autori, secondo i quali questi meccanismi possono rappresentare un nuovo obiettivo per rafforzare le cellule T.

Fonte: Science Advances 2024

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