Ogni anno in Italia si contano circa 10mila malati oncologici con problemi di fertilità ma, secondo le stime, solo uno su due è correttamente informato sulla possibilità di crioconservare i propri gameti a fini riproduttivi in futuro. questo il quadro emerso in occasione del convegno sull’Oncofertilità promosso dalle Società Italiana di Endocrinologia, Oncologia Medica e Ginecologia ed Ostetricia.
Preservare la fertilità dei giovani ”è un dovere, soprattutto per dare un futuro a chi deve fare i conti con una malattia oncologica troppo presto nella vita”, ha affermato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in un messaggio in occasione dell’incontro. Un problema crescente tanto che, ha sottolineato, il nuovo Piano per la fertilità, finalizzato ad attivare politiche per aumentare la consapevolezza delle coppie sui tempi fisiologici della fertilità e sui comportamenti che possono incidere negativamente sui di essa e sollecitare i professionisti sanitari, ”riserva una spazio particolare alla preservazione della fertilità nei pazienti oncologici”.
La crioconservazione dei gameti rappresenta appunto una modalità per preservare la fertilità ai fini riproduttivi ma, secondo stime internazionali, solo un paziente oncologico su due viene adeguatamente informato a fronte, ha sottolineato l’oncologo Enrico Cortesi del Policlinico Umberto I di Roma, ”di circa 10mila pazienti con cancro ogni anno con problemi di fertilità”. Altro problema è poi quello della distribuzione ‘a macchia di leopardo’ sul territorio delle banche del seme ‘pure’, ovvero strutture nelle quali il paziente può conservare i propri gameti a tempo indeterminato: attive sono quelle delle università di Torino, Roma Sapienza, Catania, L’Aquila, Firenze e Padova. Obiettivo, hanno rilevato le tre Società scientifiche, è anche creare una rete tra le strutture per andare incontro alle esigenze di un numero sempre crescente di pazienti.