Un test del sangue per controllare la risposta del paziente ai farmaci biologici antitumorali. A tanto sono arrivati i ricercatori dell’Università di Chieti coordinati dal Prof. Antonio Marchetti che ha presentato i risultati dello studio al Congresso Mondiale di Denver sul tumore polmonare, al Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO) e li ha recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista della Associazione Internazionale per lo studio del Cancro Polmonare (AISLC), Journal of Thoracic Oncology. Il test è molto semplice: “basta effettuare un normale prelievo del sangue di 5 ml che poi viene trasformato in plasma e analizzato”, ha sottolineato Marchetti.
Una delle molecole più importanti, responsabile della crescita neoplastica e della risposta ai farmaci biologici, nel carcinoma polmonare, è nota come EGFR (recettore per il fattore di crescita epidermico) e si trova sulla superficie delle cellule neoplastiche. Le indagini molecolari necessarie per individuare le alterazioni di EGFR devono essere effettuate dal patologo su piccole quote di cellule o tessuto tumorale che possono essere ottenute durante l’intervento chirurgico o tramite biopsia. Queste determinazioni molecolari sono indispensabili all’oncologo affinché possa scegliere la migliore terapia. Gli autori dello studio hanno dimostrato non solo la possibilità di effettuare l’analisi molecolare di EGFR direttamente nel sangue, ma anche di quantificare il bio-marcatore e, pertanto, predire con un semplice test, non invasivo, nei primi giorni dopo l’inizio del trattamento, la risposta del paziente all’azione dei farmaci biologici antitumorali.
I vantaggi sono molteplici. “Rispetto al test su tessuto, il vantaggio sta nella sua ripetitività; si può ripetere nel tempo e quindi il medico può seguire il paziente per tutta la durata del trattamento per vedere come risponde a quest’ultimo. Un altro vantaggio si palesa nel momento in cui il prelievo di tessuto non si può effettuare o perché le cellule malate si trovano in sedi particolari o perché il tumore si trova in fase avanzata. I questo caso parliamo del 30% dei pazienti a cui tramite il test su plasma si può dare una possibilità in più di essere seguiti al meglio”, prosegue Marchetti. Il test permette inoltre di diagnosticare precocemente, con grande anticipo rispetto agli esami radiologici, l’insorgenza di uno stato di resistenza al trattamento con la possibilità di cambiare rapidamente l’approccio terapeutico qualora il farmaco fosse diventato inefficace. I risultati ottenuti possono avere numerose altre applicazioni come la possibilità, nel corso di trials clinici, di confrontare l’efficacia di farmaci diversi o di valutarne la dose ottimale.
“Questa nuova tipologia di rilevazione è efficacie nell’80% dei casi e solo in un 20% non si riesce a vedere ciò che si vedrebbe con il prelievo di tessuto”, conclude Marchetti. Il carcinoma polmonare è una delle forme tumorali più aggressive e con peggiore prognosi. La terapia è chirurgica in una minoranza di casi (circa il 25-30%), tutti gli altri pazienti sono in fase avanzata al momento della diagnosi e pertanto idonei soltanto a trattamenti farmacologici. Per decenni l’oncologo ha potuto disporre solo di farmaci chemioterapici la cui scelta dipendeva esclusivamente dalle condizioni fisiche del paziente. I protocolli oncologici sono stati sconvolti dalla recente introduzione nella pratica clinica di nuovi farmaci a bersaglio molecolare che hanno comportato una vera rivoluzione farmacologica con svariate ripercussioni sulla vita dei pazienti sia in termini di durata che di qualità.
L’efficacia di tali farmaci dipende dalla presenza di alterazioni in molecole bersaglio, non presenti in tutti i tumori polmonari, da ricercare nella specifica forma tumorale. Si è passati così da una terapia per tutti i pazienti ad una terapia personalizzata, ovvero disegnata per il singolo paziente. Si tratta di farmaci che possono essere assunti dal paziente per via orale e nella propria abitazione, evitando così ore di permanenza in ospedale, e che risultano efficaci in tempi rapidi, consentendo un miglioramento della qualità della vita. Questa nuova tipologia di analisi basata su test del sangue rappresenta una svolta tecnologica nella diagnostica del tumore polmonare ed è altamente probabile che tale approccio diagnostico possa essere utilizzato anche per il trattamento di altre forme tumorali.