La futura arma contro il tumore del polmone e il mesoteliamo sarà un farmaco in grado di attivare uno specifico gene ‘oncosoppressore’, programmato per sopprimere il tumore. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Oncogene e guidato da Antonio Giordano, del dipartimento di Medicina, chirurgia e neuroscienze dell’Università di Siena e dello Sbarro Institute della Temple University di Philadelphia, in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli.
Lo studio, in particolare, ha dimostrato in alcune cellule coltivate in laboratorio che inibendo una proteina chiamata AKT con speciali farmaci, è stato possibile riattivare la funzione della proteina RBL2/p130, il cui compito è quello di impedire la proliferazione di cellule tumorali.
“Abbiamo scoperto – spiega Giordano insieme a Francesca Pentimalli, prima autrice dello studio – che l’inattivazione RBL2/p130 riduce fortemente la morte cellulare indotta mediante il blocco di AKT. In questo modo abbiamo identificato un ruolo cruciale di RBL2/p130 nel determinare il destino cellulare in seguito alla inibizione di stimoli oncogenici”.
“Riteniamo che questa possa essere una strategia antitumorale molto promettente: il nostro studio si è incentrato principalmente sul cancro al polmone e sul mesotelioma ma potrebbe essere valido anche contro altri tipi di tumore”.