Sfruttare il ruolo della melatonina, incapsulandola in nanoparticelle, per aumentare gli effetti dei farmaci contro il cancro al seno. A provarci è un gruppo di ricercatori dell’Università di scienze mediche di Tabriz in Iran che sta conducendo uno studio su cellule.
Lo studio
Il farmaco usato per trattare il cancro al seno è il tamoxifene, un anti-estrogeno che interrompe la crescita di cellule tumorali, ma non senza effetti collaterali, in alcuni casi anche gravi, come psicosi o ictus. Precedenti ricerche hanno dimostrato che la melatonina può coadiuvarne l’effetto ma, poiché questo ormone del sonno perde presto efficacia una volta nell’organismo, ha bisogno di essere assunto di nuovo dopo poche ore. Per superare questo breve tempo di sopravvivenza, i ricercatori hanno sviluppato delle nanostrutture, chiamate vettori lipidici nanostrutturati (NLCS), e le hanno caricate con melatonina, così da renderne possibile il rilascio graduale e dunque un’efficacia più duratura nel tempo.
Attraverso un test su cellule in laboratorio, hanno quindi scoperto che coadiuvando il tamoxifene con NLCS contenenti melatonina, la crescita delle cellule del cancro al seno era contrastata in modo più efficace che coadiuvandolo con melatonina non incapsulata. Questo potrebbe consentire in futuro l’assunzione di dosi più basse del farmaco, con relativa minore tossicità. Inoltre testando i vettori lipidici vuoti, lo studio, pubblicato sulla rivista Colloids and Surfaces B: Biointerfaces, ha dimostrato che non erano tossici per l’organismo né per le altre cellule circostanti.