(Reuters Health) – Secondo una nuova revisione sistematica degli studi, l’ablazione del tumore sembra essere un’alternativa ragionevole alla nefrectomia parziale per trattare masse renali localizzate, anche se le evidenze sono limitate.
La resezione è il trattamento di prima linea per il carcinoma a cellule renali (RCC), ma la termoablazione è sempre più usata per trattare i tumori T1, soprattutto in pazienti con comorbilità significative.
La revisione
Karim Bensalah dell’Università di Rennes, Francia, insieme ai colleghi del Renal Cell Cancer Guideline Panel della European Association of Urology (EAU), ha valutato l’efficacia della termoablazione (TA) rispetto alla nefrectomia parziale (PN) per masse renali T1N0M0 in una revisione sistematica di 26 studi e 11 revisioni sistematiche pertinenti.
Per la maggior parte si trattava di studi osservazionali retrospettivi con controlli mal appaiati o case study a singolo braccio con un breve follow-up. Inoltre, i risultati di quasi tutte le revisioni sistematiche individuate avevano un grado di confidenza generale basso o decisamente basso.
Nel complesso, nei singoli studi, la termoablazione come trattamento per le masse renali T1 è stata ritenuta sicura in termini di complicazioni ed eventi avversi, ma la sua efficacia oncologica a lungo termine rispetto alla nefrectomia parziale rimane incerta.
Per affrontare le inadeguatezze dell’attuale base di evidenze, il panel raccomanda studi prospettici di maggior qualità con criteri di inclusione ed esclusione basati su protocolli, usando controlli appropriati e misure degli esiti validate e con un adeguato follow-up.
Gli autori concludono che “i dati attuali sono inadeguati per trarre conclusioni forti e chiare circa l’efficacia clinica della TA nel trattamento delle masse renali T1N0M0 rispetto alla PN.
Pertanto, la TA potrebbe essere considerata un’alternativa alla PN in pazienti con tumori T1 soggetti alle condizioni di cui sopra e, se offerta, i pazienti devono essere attentamente informati sulle incertezze predominanti associate alla TA, almeno finché non emergeranno evidenze più affidabili”.
Fonte: European Urology Oncology
Will Boggs
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)