Anche l’evoluzione poggia le sue radici su qualche trucchetto. Quando i petali dei fiori incontrano i raggi del sole, “magicamente” si contornano di un’aureola blu in grado di attirare gli insetti impollinatori. A generale l’evento sono delle minuscole scanalature disegnate sulla superficie dei petali: spesse pochi milionesimi di millimetro, riflettono la luce in maniera così disordinata da formare un alone blu, invisibile all’occhio umano ma irresistibile per api e bombi. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’università britannica di Cambridge con uno studio, pubblicato su Nature, a cui ha collaborato anche l’italiana Silvia Vignolini, esperta di chimica e biomateriali da alcuni anni nel Regno Unito.
La scoperta
“Abbiamo sempre creduto che il disordine che vediamo sulla superficie dei petali fosse un accidentale effetto collaterale della vita, pensavamo insomma che i fiori non potessero fare di meglio”, afferma Beverly Glover, direttrice del giardino botanico di Cambridge. “Invece è stato sorprendente scoprire che è proprio questo disordine a generare l’importante segnale ottico che permette agli impollinatori di trovare i fiori in modo più efficace”.
I ricercatori lo hanno verificato osservando in laboratorio il comportamento dei bombi, che si sono dimostrati più attratti dai fiori artificiali che presentavano le nanostrutture sui petali rispetto a quelli ugualmente colorati che non le avevano.
“La grande varietà anatomica dei petali, combinata con le nanostrutture disordinate, potrebbe far pensare che fiori diversi abbiano proprietà ottiche diverse, ma in realtà – sottolinea Vignolini – abbiamo osservato che le nanostrutture dei petali producono in ogni caso l’effetto dell’aureola blu”.
Questo fenomeno sarebbe comparso in maniera indipendente in diverse piante da fiore (mono e dicotiledoni) circa 100 milioni di anni fa, quando nel Cretaceo fecero la loro comparsa i primi insetti impollinatori.