Prevedere il rischio di suicidio con un’accuratezza del 90% sarà presto possibile grazie ad un algoritmo creato dai ricercatori della Vanderbilt University e che si basa sulla raccolta di dati prima di un ricovero in ospedale. I risultati dei test sono stati pubblicati su Clinical Psychological Science.
L’algoritmo
Per ‘insegnare’ all’algoritmo a riconoscere i possibili suicidi, distinguendoli tra le persone che invece avevano solo compiuto atti di autolesionismo, i ricercatori hanno analizzato i dati disponibili, dalle terapie seguite all’età alla zona di residenza, di oltre 5mila pazienti ricoverati per autolesionismo, di cui 3.250 hanno poi tentato di togliersi la vita.
L’algoritmo è stato poi testato su un gruppo di 13mila pazienti che non avevano storie documentate di tentato suicidio, e si è rivelato in grado di predire con un’accuratezza tra l’80 e il 90% il rischio nei due anni successivi, mentre quello a una settimana è stato predetto con una precisione ancora maggiore, del 92%.
“L’algoritmo è molto complesso, e non si basa su un singolo fattore di rischio ma sulla combinazione di più aspetti – spiega Colin Walsh, l’autore principale, alla rivista Quartz – Detto questo abbiamo notato che prendere la melatonina sembra essere un fattore significativo nella predizione. Non penso sia la melatonina a istigare i pensieri suicidi, non c’è nessun motivo fisiologico. Ma il rischio è fortemente legato ai disordini del sonno, ed è possibile che la prescrizione di melatonina ‘catturi’ il rischio di problemi nel sonno”.