“Dal 1970 al 2010 circa 390 bambini e ragazzi di età compresa tra 10 e 14 anni si è suicidato in Italia. Sempre più spesso l’ultimo saluto non più un biglietto di addio o una lettera, ma un post su Facebook”. A dirlo è Maurizio Pompili, responsabile del Servizio per la Prevenzione del Suicidio del Sant’Andrea. Per questo motivo è fondamentale trovare un algoritmo in grado di decifrare i messaggi dei giovani sui social che stanno per togliersi la vita. Questo l’obiettivo per cercare di porre fine ad “un fenomeno che vede coinvolti anche molti giovanissimi e che sempre spesso viene annunciato sul web”.
Le tecnologie possono essere d’aiuto. Accanto ai software in grado di intercettare l’intenzione tramite una serie di parole, “sono state già diffuse alcune app che funzionano come un pronto soccorso in tasca. Vengono istallate sullo smartphone e utilizzate dall’utente nel momento del bisogno”, sottolinea Pompili. Del problema però si parla ancora troppo poco. Per questo campagne di sensibilizzazione, come quella del Telefono Amico e Ferrovie dello Stato ‘Riemergere si può, parliamone”, sono molto importanti.