(Reuters Health) -Mentre l’epidemia di obesità continua a determinare l’aumento della diffusione di malattie metaboliche, il peso economico e clinico delle malattie epatiche come la steatosi non alcolica (NAFLD – nonalcoholic fatty liver disease, un accumulo di grassi nel fegato) e la forma più severa, la steatoepatite non alcolica (NASH – nonalcoholic steatohepatitis), avanzano in modo preoccupante. È quanto affermano ricercatori americani che hanno pubblicato una meta-analisi sulla rivista Hepatology. “Le persone con NASH andranno molto probabilmente incontro a cirrosi e a tumori epatici, creando un importante carico a livello economico e clinico”, ha dichiarato Health Zobair M. Younossi dell’Inova Health System in Falls Church in Virginia.
Lo studio
I ricercatori americani hanno raccolto i dati provenienti da diversi database a livello mondiale, presi in considerazione per la pubblicazione di lavori scientifici tra il 1989 e il 2015 che valutavano l’epidemiologia e la progressione di steatosi e steatoepatite non alcoliche. Younossi e colleghi hanno escluso I lavori che includevano appositamente obesi, bambini o diabetici. Inoltre, sono stati esclusi dalla review tutti gli studi che non riportavano dati sul consumo di alcool e i lavori su pazienti affetti da epatite B e C. Dei 729 lavori trovati inizialmente, i ricercatori hanno preso in considerazione 86 studi scientifici. In tutto, sono stato inclusi 8,5 milioni di pazienti di cui più di 8 milioni nordamericani, 265,510 asiatici, 230,685 pazienti dall’Europa, 250 dall’Africa, 1.592 dal Medio Oriente, 424 dall’America del Sud e 42 dall’Oceania.
L’incidenza delle patologie epatiche
La prevalenza a livello globale di steatosi epatica nonalcolica, diagnosticata attraverso la tecnica di imaging, è stata calcolata al 25,24%, con una percentuale maggiore in Medio Oriente e in Sud America, mentre in Africa ci sarebbe la prevalenza più bassa. “Nel Medio Oriente e in Sud America, queste malattie, spesso, non vengono neanche riconosciute”, ha dichiarato Younossi. L’incidenza della NAFLD, disponibile solo per l’Asia (Cina e Giappone) e per Israele, è stata di 52,34 ogni 1000 persone l’anno e di 28,01 ogni 1000, rispettivamente.
Per quanto riguarda invece la steatoepatite, diagnosticata a seguito di esame istologico su campione prelevato con biopsia da pazienti con steatosi, è risultata del 59,10%. Considerando le singole Regioni, la prevalenza registrata è stata di 64,45% in Asia, di 69,25% in Europa e di 60,64% in Nord America. Le più comuni comorbidità associate a queste malattie epatiche, identificate dalla meta-analisi, sono state: l’obesità (51.34% NAFLD e NASH), il diabete di tipo 2 (22.51% NAFLD, 43.63% NASH), l’iperlipidemia (69.16% NAFLD, 72.13% NASH), l’ipertensione (39.34% NAFLD, 67.97% NASH) e la sindrome metabolica (42.54% NAFLD, 70.65% NASH). L’incidenza del carcinoma epatico nel gruppo con NAFLD è stata di 0,44 ogni 1000 persone l’anno e per NASH di 5,29 ogni 1000 persone. La mortalità associata a problemi epatici per NAFLD è stata di 0,77 ogni 1000 e di 15,44 ogni 1000 persone l’anno per NASH. “Come per le malattie cardiovascolari, malattie associate come l’obesità, dal momento che interessano anche il fegato, devono diventare un obiettivo dei programmi di salute pubblica – ha dichiarato Younossi – Tra l’altro, per la steatoepatite non alcolica si sta facendo un enorme sforzo per sviluppare dei farmaci adeguati”, ha spiegato l’epatologo, che ha anche anticipato che entro i prossimi cinque anni saranno disponibili nuovi farmaci.
Fonte: Hepatology 2016
Laura Newman
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)