(Reuters Health) – Elevati livelli di proteina C-reattiva (CRP) sono associati a una più rapida progressione della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). A dirlo uno studio retrospettivo condotto in Italia. Secondo quanto emerso nel lavoro, nelle malattie neurodegenerative come la SLA, la neuroinfiammazione potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell’aggressività della malattia e il suo trattamento potrebbe cambiare la prognosi della malattia. Lo sostiene il dottor Christian Lunetta della Fondazione Serena Onlus di Milano, che ha condotto lo studio. “Il problema – dice Lunetta – è quello di individuare chi sono i pazienti in cui la neuroinfiammazione è elevata. La proteina C-reattiva nella SLA potrebbe essere il marcatore per identificare questi pazienti”.
Lo studio
Il team coordinato da Lunetta ha valutato il significato prognostico della proteina C-reattiva (CRP) in uno studio retrospettivo su 394 pazienti con diagnosi di SLA , sulla base della più lenta progressione in quelli con livelli di CRP al basale sopra la mediana trattati con un immunoregolatore, NP001, rispetto ai pazienti trattati con placebo. Il livello di CRP è stato inversamente correlato con il punteggio della scala ALSFRS-R. Pazienti con CRP elevato avevano una minore sopravvivenza rispetto ai pazienti con CRP nel range normale (fino a 0.20 mg/dL). Questi risultati sono stati pubblicati su JAMA Neurology.
“Per la prima volta un biomarcatore non solo è utile per valutare la prognosi dei pazienti affetti da SLA, ma potrebbe anche aiutare ad identificare i pazienti eventualmente sensibili ad un farmaco specifico – conclude Lunetta – In questo momento è in corso uno studio clinico negli Stati Uniti, in cui uno dei criteri di inclusione è il livello di CRP al reclutamento”.
Fonte: JAMA Neurology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)