Shiatsu: il rimedio antistress di 600mila italiani

Arriva dal Giappone e in Italia va “alla grande”: non è il Sushi, è lo Shiatsu. Complessivamente, quasi un milione e mezzo di italiani lo hanno provato e in 600mila lo utilizzano abitualmente come rimedio antistress. Pratica manuale diffusa nel Paese del Sol Levante fin dal VI Secolo, tramite precise modalità di pressione, agisce sul flusso energetico.

Anche quest’anno, dal 18 al 25 settembre, si svolgerà la settimana dedicata. “Sette anni in una settimana” è il tema della settima edizione dell’iniziativa, ormai diventata un appuntamento fisso sia per chi ama questa antica “arte per la salute” sia per chi vuole avvicinarsi per sperimentarla e capirla. “Rivisitare il tanto che abbiamo fatto – evidenzia Renato Zaffina, presidente della FISieo (Federazione Italiana Shiatsu Insegnanti e Operatori) – ci consente di rivalutare e misurare il crescente interesse che abbiamo suscitato. Insomma capire bene che lo Shiatsu è una realtà consolidata in Italia. Vogliamo verificare la nostra forza per rinnovarla e mantenerla sempre in crescita”.

Tante le applicazioni a cui si presta questa disciplina. Una è per esempio il ‘beauty Shiatsu’, consigliato a tutti ma in particolare alle donne in menopausa, in cui sul viso come spiega Flora Seijin Curci, insegnante e operatrice professionista della FISieo, “si utilizzano il pollice e le dita in modo molto delicato impiegando anche movimenti circolari” per ottenere relax, un aiuto per problemi psico-somatici leggeri, allontanare l’insonnia, digerire meglio e avere pensieri un po’ più limpidi. Dal punto di vista fisico, con alcune sedute, ci si può regalare secondo la professionista, un volto più roseo, tonico e con uno sguardo più aperto. Per svolgerlo ci vogliono il ‘setting’ adatto, il più possibile armonioso ed essenziale, un tatami o un lettino molto ampio e naturalmente un professionista qualificato.

Ma lo Shiatsu si inserisce anche in contesti difficili come il carcere. Il progetto ‘Non solo Mimosa’ al carcere della Dozza di Bologna coinvolge infatti in questa disciplina le detenute, anche quelle della sezione psichiatrica. “Gli obiettivi sono lavorare sulla conoscenza del corpo, sulla gestione dell’ansia per la reclusione e il vissuto individuale e creare comunicazione anche non verbale e non violenta tra loro” evidenzia Stefania Ferri, insegnante e operatrice professionista FISieo. Il progetto si svolge dal 2014 e viene riproposto anche quest’anno. Sempre da parecchi anni, a Milano, lo shiatsu viene utilizzato come supporto per le cure palliative, nell’hospice Floriani dell’Istituto nazionale dei tumori.

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