L’uomo colpisce anche persone sconosciute, la donna solo persone che conoscono bene. E’ la differenza tra un serial killer uomo e un serial killer donna che potrebbe avere un’origine molto molto antica e risalire alla preistoria. A rivelarlo è uno studio della Penn State University, pubblicato su Evolutionary Behavioral Sciences, che offre un nuovo percorso di analisi per la criminologia e per tutti i casi irrisolti di omicidio.
Marissa Harrison, ricercatrice che ha condotto l’analisi, ha spiegato come gli umani hanno vissuto come cacciatori/raccoglitori per circa il 95% della storia e questi antichi ruoli possono aiutare a spiegare queste differenze. “Storicamente, gli uomini cacciavano animali e le donne raccoglievano risorse vicine, come cereali e piante, per il cibo – ha detto – Come psicologa evoluzionista, mi chiedevo se qualcosa lasciato da questi vecchi ruoli potesse influenzare il modo in cui i serial killer maschi e femmine scelgono le loro vittime”.
Così i ricercatori hanno analizzato casi di omicidi seriali raccontati da agenzie di stampa, tv e giornali (in totale sono stati studiati 55 serial killer femminili e altrettanti maschili, tutti negli Usa). E’ grazie a questi che gli studiosi hanno scoperto che i serial killer maschili avevano quasi sei volte più probabilità di uccidere uno sconosciuto, mentre i serial killer femminili avevano quasi il doppio delle probabilità di uccidere una persona che già conoscevano.
Inoltre, il 65,4% dei serial killer maschi aveva perseguitato le proprie vittime, rispetto al 3,6% delle serial killer femminili. Nello studio, ha proseguito Harrison “ci sono stati due serial killer di sesso femminile che si sono impegnati in comportamenti simili allo stalking durante i loro crimini”. In questi casi è stato “interessante notare – ha continuato – che i rapporti indicano come anche gli uomini fossero coinvolti in questi crimini”.
Nello studio è emersa anche un’altra differenza ed è quella legata ai soprannomi attribuiti ai serial killer direttamente dai mass media. “Le donne avevano più probabilità di ricevere soprannomi che denotassero il loro genere, come Jolly Jane o Tiger Woman – ha spiegato la ricercatrice – Gli uomini invece avevano più probabilità di ricevere dei soprannomi che suggeriscono la brutalità dei loro crimini, come ‘l’accoltellatore del Kansas City'”.