(Reuters Health) – Negli over 65 la variabilità anomala della frequenza cardiaca (HRV) misurata con Holter cardiaco – elettrocardiogramma portatile che permette di registrare i valori anche per periodi superiori alle 24 ore – può essere collegata a insufficienza cardiaca congestizia (CHF). Lo rivela una nuova analisi retrospettiva pubblicata su JACC Heart Failure. “I risultati suggeriscono che, negli over 65, oltre ai fattori di rischio noti, un altro elemento predittivo dell’insufficienza cardiaca congestizia potrebbe essere una disfunzione della frequenza cardiaca che è possibile registrare con la tecnologia Holter”, afferma Phyllis K. Stein della Washington University School of Medicine in St. Louis, Missouri, autrice senior dello studio.
La premessa
“Il Cardiovascular Health Study (CHS) ci ha fornito un unico studio longitudinale basato sulla popolazione in cui le registrazioni Holter sono state analizzate in base a standard di ricerca che, al contrario degli standard clinici, sono concentrati sulla ricerca di anomalie piuttosto che a caratterizzare completamente l’intera registrazione – spiega Stein – Il punteggio Health Aging and Body Composition (ABC) Heart Failure (HF) è stato convalidato nell’intero CHS e sono stati misurati con attenzione i fattori di rischio e i risultati”.
Lo studio
Stein e la sua squadra hanno studiato un sottoinsieme di 1,764 pazienti degli oltre 5800 che avevano preso parte al Cardiovascular Health Study ed erano stati reclutati tra il 1989 e il 1990 e tra il 1992 e il 1993. Tutti i partecipanti hanno completato esami fisici di base, prove di laboratorio e questionari. Eliminando i partecipanti per i quali i dati non erano stati rilevati correttamente, la dimensione finale del campione analizzato comprendeva 1.401 partecipanti. I ricercatori hanno confrontato le misurazioni HRV e il conteggio delle contrazioni ventricolari premature (PVC) tra i 260 partecipanti con CHF e i 1.141 senza CHF. Quando combinate con le PVC, le misurazioni HRV sulle 24 ore hanno aumentato la potenza predittiva del punteggio Health ABC.
Il modello finale comprendeva i componenti del punteggio di Health ABC, i conteggi di PVC (rapporto di rischio aggiustato, 1,12, p <0,001) e le seguenti misure HRV: coefficiente di varianza degli intervalli di NN (normale, beat-to-beat) (aHR, 0,94; = 0,009); potenza a bassa frequenza (aHR, 1,28; p = 0,037); esponente di scala di frattale a breve termine (aHR, 0,27; p <0,001); insorgenza di turbolenza della frequenza cardiaca (aHR, 1,52; p = 0,009). La statistica C per il modello finale è stata migliore rispetto al solo modello Health ABC (0,77 vs 0,73, p = 0,0002).
Il commento dell’esperto
Secondo Philip F. Binkley, cardiologo presso l’Ohio State University Medical Center di Wexner, Columbus, che ha scritto una relazione sullo studio, “questa analisi fornisce nuovi potenziali indicatori per i pazienti a rischio maggiore di sviluppare insufficienza cardiaca anche anni dopo la misurazione. Sebbene le strategie per prevenire l’insufficienza cardiaca in coloro che sono a rischio non siano chiaramente definite, il riconoscimento precoce del rischio aumentato può consentire un monitoraggio più intenso dei sintomi del paziente e una gestione più aggressiva dei fattori che determinano il rischio di tale sviluppo”. Inoltre, “Le misure della variabilità della frequenza cardiaca riflettono l’attività del sistema nervoso involontario o autonomo – aggiunge Binkley – Questo sistema è noto per mostrare anomalie anche con lievi riduzioni della funzione cardiaca e prima che evolvano i sintomi di insufficienza cardiaca”. Tra le limitazioni dello studio, i ricercatori hanno riconosciuto, ad esempio, che i parametri HRV possono essere misurati solo in persone che hanno un ritmo sinusale normale escludendo quindi quelli a maggior rischio di CHF.
JACC Heart Fail 2017
Di Lorraine L. Janeczko
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)