(Reuters) – Gli anziani ricoverati per insufficienza cardiaca possono beneficiare di maggiori miglioramenti della funzione fisica quando vengono sottoposti a una riabilitazione progressiva focalizzata su forza, equilibrio, mobilità e resistenza prima della dimissione dal centro di ricovero. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicine.
I ricercatori hanno diviso in modo casuale 349 pazienti di età pari o superiore a 60 anni ricoverati per insufficienza cardiaca. Un gruppo di 175 soggetti ha usufruito di un programma di riabilitazione in ospedale continuato dopo la dimissione con tre sessioni di un’ora a settimana per 12 settimane. Un secondo braccio di 174 pazienti ha ricevuto invece solamente le cure standard abituali consistenti in contatti telefonici ogni due settimane dopo la dimissione e in due visite mediche dopo uno e tre mesi.
Per valutare l’efficacia del trattamento, i ricercatori hanno esaminato i risultati della Short Physical Performance Battery (SPPB range 0-12; i punteggi più bassi indicano una disfunzione più grave) all’inizio della terapia e tre mesi dopo la dimissione. Le tre componenti di questo test – equilibrio in stazione eretta, velocità dell’andatura durante 4 minuti di cammino e la forza basata sul tempo impiegato per alzarsi da una sedia cinque volte – sono stati valutati ciascuno su una scala da 0 a 4.
I punteggi SPPB sono aumentati significativamente in modo maggiore nel gruppo di riabilitazione (da una media di 6,0 all’inizio a 8,3 dopo tre mesi) rispetto al gruppo di controllo (da 6,1 a 6,9).
“Le cure standard abituali per i pazienti con insufficienza cardiaca ospedalizzati non affrontano i disturbi della funzionalità fisica che sono stati sottostimati”, afferma l’autore principale dello studio Dalane Kitzman, professore di medicina cardiovascolare e geriatria presso la Wake Forest School of Medicine di Winston Salem, Carolina del Nord.
In precedenza, studi preliminari avevano rivelato che gli anziani ricoverati in ospedale per insufficienza cardiaca avevano gravi deficit in tutti i domini funzionali, tra i quali l’equilibrio, la forza, la mobilità e la resistenza.
“I deficit di equilibrio e mobilità erano inaspettati e richiedevano un nuovo intervento che è stato sviluppato dal nostro team di esperti”, aggiunge Kitzman. “Sebbene questi risultati siano entusiasmanti, riteniamo che siano necessari ulteriori studi prima che questa strategia di intervento venga incorporata nella pratica clinica di routine”.
Fonte: New England Journal of Medicine
Lisa Rapaport
(Versione italiana Popular Science)