Come stanno i nostri oceani? Ce lo diranno biologi marini provenienti da tutto il mondo, Italia compresa, mobilitatisi per il più grande test globale sulla salute degli oceani, l’Ocean Sampling Day (OSD): i primi a raccogliere i campioni d’acqua sono stati i ricercatori australiani, che hanno postato le foto su Twitter. Via via che è arrivato il giorno sugli oceani di tutto il mondo, la raccolta è cominciata negli altri 200 siti coinvolti, compreso il Golfo di Napoli, quello di Trieste e il mare al largo di Ancona.
L’obiettivo è analizzare la composizione delle acque, censire i batteri presenti e il plancton, per ottenere informazioni su biodiversità marina, inquinanti e impatto dei cambiamenti climatici. La campagna scientifica coinvolge 150 gruppi di ricerca, per l’Italia vi partecipano gli esperti della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, dell’università Politecnica delle Marche e dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, a Trieste.
“La raccolta simultanea di campioni in tutti i mari del mondo ci darà una fotografia globale della salute degli oceani”, ha detto il presidente della Stazione Zoologica, Roberto Danovaro. “Quest’anno per la prima volta, il test – ha aggiunto – oltre a dare informazioni di base sulle caratteristiche delle acque e dei batteri presenti, che sono importanti per determinare la balneabilità delle acque, analizzerà anche gli organismi più grandi, quelli del plancton”. L’analisi della biodiversità dei microrganismi marini sarà possibile con metodi innovativi di sequenziamento genetico massivo di tutto il Dna presente nei campioni.
Il test mondiale è nato su iniziativa del progetto Micro B3 (Marine Microbial Biodiversity, Bioinformatics, Biotechnology), finanziato dall’Unione Europea per sviluppare approcci innovativi per studiare la biodiversità marina, ed è coordinato dall’infrastruttura europea Embrc (European Marine Biological Resource Centre). Tutti i gruppi coinvolti sono stati invitati a postare foto e notizie su Twitter con l’hashtags #osd2018, #oceansamplingday and #myosd.
L’iniziativa, ha rilevato Danovaro, pone l’attenzione sul problema della salute degli oceani, “che purtroppo non è solo l’inquinamento da plastica: il problema principale è invece la perdita degli habitat a causa delle attività dell’uomo”. Per esempio, la pesca a strascico ara i fondali, sradica le praterie sommerse, distrugge i coralli e quindi estirpa la vita degli abissi.
“L’inquinamento da plastica è il dato più visibile – ha rilevato il biologo marino – ma è inutile toglierla se si continua a devastare gli habitat marini. E’ come una cittadina distrutta dopo il terremoto: il suo problema non è la spazzatura”. Questa campagna, ha aggiunto, ha lo scopo, quindi, anche di dire che dobbiamo dare una chance al mare: “dobbiamo recuperare e soprattutto restaurare gli habitat distrutti”.