Il rilancio della ricerca italiana passa anche da un profondo cambiamento dello status giuridico dei ricercatori, che non possono più continuare ad essere classificati come ‘dipendenti pubblici tout court”. Con una seconda, fondamentale priorità: attrarre maggiori investimenti nel nostro Paese, anche modificando il sistema regolatorio. Occasione per focalizzare le direttrici future per lo sviluppo del settore, gli Stati Generali della Ricerca sanitaria organizzati dal ministero della Salute. Il primo obiettivo, come ha indicato in un messaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, resta però ”compiere ogni sforzo per incrementare le risorse a disposizione”. Questo perché, ha sottolineato, ”investire nella ricerca vuol dire investire nel nostro futuro e far crescere le potenzialitàdel Paese. E per questo deve diventare una delle priorita’ dell’agenda italiana, anche perche’ e’ un modo per dare opportunità alle giovani generazioni”. Incrementare dunque gli investimenti, partendo tuttavia da un risultato già positivo: il Piano nazionale della ricerca, ha ricordato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ”stanzia 2,5 mld di euro, un quarto dei quali andra’ alla ricerca sanitaria, che e’ una priorita'”. Ma va colmato un ‘vulnus’, ha avvertito il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “L’Italia e’ il quinto Paese al mondo per pubblicazioni scientifiche ed e’ al 12/o per investimenti in ricerca biomedica, eppure sono poche le ricerche che si sviluppano poi in opportunità concrete come start-up o brevetti, e questo e’ un vulnus grave. Il punto e’ far comprendere che la ricerca e’ un elemento su cui puntare”. Con gli investimenti – hanno rilevato il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi e quello dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi – che si ‘attraggono’ anche garantendo al sistema regole certe. Ma il punto di svolta sarà anche il nuovo profilo che si sta disegnando per i ricercatori italiani: ”Sino ad ora – ha detto Giannini – sono stati trattati come normali dipendenti pubblici, ma questo non funziona. E’ un aspetto che affrontiamo con una delega specifica alla legge Madia, che renderà la figura del ricercatore libera di giocare con le stesse regole che hanno i ricercatori di altri Paesi. Questo permetterà al nostro sistema di aprirsi”. La proposta punta proprio alla realizzazione di un ruolo unico dei ricercatori, mettendo l’accento su libertà di ricerca, autonomia professionale, titolarità di progetti e finanziamenti. No solo: c’e’ pure ”un percorso legislativo per riconoscere la figura del ‘ricercatore industriale’ – ha annunciato la vicepresidente di Confindustria, Diana Bracco -. Si tratta di un profilo di ricercatore che potrà avere un percorso con accesso alternato al settore pubblico e privato, e cio’ aumenterebbe la possibilità di trasferimento tecnologico”. Insomma, nuove strategie che si affiancano ad un’altra grande opportunità rappresentata dal progetto Human Technopole di Milano: una ”occasione di portata nazionale e internazionale”, ha rilevato il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, mentre Giannini ha annunciato che l’obiettivo e’ portare al nuovo polo 1600 ricercatori dal mondo per creare un sistema integrato
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