Che il videogioco fosse un passatempo diffuso, oramai è un’ovvietà da decenni. Nel nostro immaginario collettivo c’è il buon vecchio Super Mario che saltella qua e la o i calciatori Fifa contendersi una Champions. Oggi sono molti i giovani – e giovanissimi – che impiegano il loro tempo su videogiochi violenti, facilmente accessibili e fruibili a tutti. Ma c’è di più, pare che 4 minori su 10 facciano uso di videogiochi destinati ad un pubblico adulto. Secondo una ricerca Moige, il 35% sono studenti di scuola media mentre il 43,5% di scuola superiore.
In questi giorni alla Camera è stata presentata la proposta di legge per limitare i rischi e regolamentare il settore: “Norme a tutela dei minori in materia di diffusione e vendita di videogiochi”, con lo scopo di introdurre nel nostro ordinamento una regolamentazione alla diffusione di giochi dai contenuti violenti o pornografici. Il testo, oltre al divieto di vendita di videogiochi non adatti a minori, introduce l’obbligo di indicare sulla confezione la classificazione PEGI (Pan European game information), che classifica questi prodotti in base ad età e contenuti.
Un passo verso la regolamentazione legislativa è quindi in atto ma non sarà sufficiente. Questo perchè il dato sull’ “abuso” è allarmante. Come affrontano il problema i genitori dei giovani video-dipendenti? In fondo i ragazzi agiscono proprio davanti ai loro occhi. Sono occhi che non vogliono vedere? Il fatto che oggi ci sia una proposta di legge di certo non li scagiona.
Silvia Brugnara