(Reuters Health) – Comorbidità come fumo, ansia e depressione sono associate all’aumento del rischio di malattie cardiovascolari nelle persone che soffrono di disturbo post-traumatico da stress, ma questa patologia psichiatrica non costituisce, di per sé, un fattore di rischio per il cuore.
È quanto emerge da una ricerca condotta sulle cartelle cliniche elettroniche di 2.519 pazienti del Veterans Health Affairs (Va) con diagnosi di Ptsd e 1.659 pazienti senza questa diagnosi, curata da Jeffrey Scherrer e colleghi del Va Medical Center di Columbia, Missouri e della St. Louis University School of Medicine.
Il gruppo di ricerca ha scoperto che, includendo nei parametri condizioni metaboliche come il diabete di tipo 2, l’obesità, l’ipertensione e l’iperlipidemia, l’associazione tra disturbo post traumatico da stress e malattie cardiovascolari era debole ma ancora significativa (HR, 1,23).
Aggiungendo invece fattori come fumo, disturbi del sonno, disturbi da uso di sostanze, disturbi d’ansia e depressione, questa associzione non era più apprezzabile (aHR, 0,96).
I risultati dimostrano che le persone con disturbo post traumatico da stress possono ridurre il rischio di malattie cardiache affrontando le comorbidità, proprio come le personeche non soffrono di questo disturbo.
“ Il disturbo post traumatico da stress di per sé non è un fattore di rischio indipendente per le malattie cardiovascolari – spiega Jeffrey Scherrer – Ciò è dimostrato con forza nel sottocampione di pazienti che non avevano fumato, che non avevano disturbi del sonno, depressione, ansia e altre comorbidità. Non avevano rischi aumentatati di malattie cardiovascolari. Da tempo è noto che il Ptsd è associato a malattie cardiache, ma non è chiaro se il disturbo stesso o le condizioni di comorbidità siano alla base di questa relazione», sottolinea l’esperto.
Fonte: J Am Heart Assoc 2019
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)