Ognuno ha momenti di dimenticanza e questi possono aumentare invecchiando. Ma una particolare difficoltà della memoria è quella di modificare ricordi precedentemente consolidati, nel momento in cui emergono nuovi informazioni in merito. Un team di ricercatori della Pennsylvania State University ha identificato un enzima chiave che contribuisce al deficit nel processo di aggiornamento della memoria. Il riconsolidamento della memoria è un meccanismo del cervello per cui nuove esperienze apprese modificano o sostituiscono i contenuti della memoria acquisiti in un apprendimento precedente.
“In quanto esseri umani, la maggior parte dei nostri ricordi sono aggiornamenti. Ci basiamo su cose che già conosciamo e modifichiamo i ricordi esistenti, per questo è importante capire cosa succede a livello molecolare”, spiega Janine Kwapis, autrice senior dello studio. “Quando ti vengono presentate nuove informazioni, devi prendere quella memoria esistente dall’archivio e renderla pronta ad prendere nuove informazioni. Una volta apprese le nuove informazioni e incorporati quei nuovi neuroni, – aggiunge Kwapis – il ricordo aggiornato viene memorizzato di nuovo”.
Il team di ricerca ha utilizzato topi anziani per studiare perché questo processo diventi più difficile nell’invecchiamento. Per testarlo, hanno bloccato l’istone deacetilasi 3 (HDAC3), un enzima che regola la trascrizione genica. Quando l’enzima in questione è stato bloccato durante la fase di riconsolidamento della memoria, i topi anziani hanno avuto prestazioni simili a quelle dei più giovani nel ritrovare oggetti nello spazio. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Molecular Neuroscience, possono portare allo sviluppo di potenziali terapie per “aiutare che soffre di Alzheimer e demenza”, auspicano i ricercatori.