(Reuters Health) – Secondo un nuovo studio condotto negli USA, i pazienti sottoposti a sostituzione transcatetere della valvola aortica (Tavr) di valvole aortiche bicuspide (Bav) potrebbe essere a rischio considerevole di ictus anche se trattati in centri ad alto volume.”Sembra esserci un rischio significativo di ictus nei pazienti sottoposti a Tavr per stenosi bicuspide della valvola aortica, indipendentemente dal volume procedurale – dice Samir R. Kapadia della Cleveland Clinic Foundation, uno degli autori dello studio – Le strategie di prevenzione dell’ictus dovrebbero essere fortemente considerate in questi pazienti trattati con Tavr”.
Lo studio
I ricercatori hanno esaminato i dati che andavano dal 2012 al 2017 relativi a circa la metà dei ricoveri negli Stati Uniti.
Gli ospedali con meno di 100 procedure Tavr all’anno, indipendentemente dal tipo di valvola, sono stati considerati centri a basso volume, mentre quelli con un numero maggiore sono stati considerati centri a volume elevato.
I pazienti con Bav rappresentavano lo 0,9% di tutte le procedure Tavr negli ospedali a basso volume e l’1% di tutte le procedure Tavr negli ospedali ad alto volume. T
ra i 1.626 pazienti inclusi, il 53,1% è stato sottoposto a Tavr negli ospedali ad alto volume. Questi pazienti erano più anziani e avevano più comorbilità.
I risultati
I tassi di ictus in ospedale sono stati del 3,6% negli ospedali ad alto volume e dell’1,8% nei centri a basso volume. Le proporzioni corrispondenti per la morte in ospedale sono state rispettivamente del 2,3% e del 3,8%. Dopo l’aggiustamento per età, sesso e altri fattori, il rischio di dimissione con disabilità a seguito di Tavr è stato significativamente più basso nei centri ad alto volume (odds ratio, 0,655) e la differenza basata sul volume nell’incidenza dell’ictus non è più stata significativa. “Questi tassi di ictus sono più alti di quelli precedentemente mostrati in una popolazione prevalentemente tricuspide”, hanno osservato i ricercatori.
“Ci sono diversi fattori tecnici che portano a tassi più elevati di complicanze acute e risultati procedurali meno adeguati in questi pazienti – osserva Jay Giri dell’Università della Pennsylvania, a Filadelfia, cardiologo interventista non coinvolto nello studio – Pertanto, questo è un gruppo importante che deve essere studiato più attentament”
Fonte: JACC: Cardiovascular Interventions
David Douglas
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)