In merito ai trattamenti nutrizionali specifici per i pazienti oncologici, “molte volte siamo costretti a ricoverare pazienti per eseguire trattamenti nutrizionali che potrebbero essere effettuati a casa o vicino casa, sicuramente con una migliore qualità di vita del paziente, e riducendo i costi a carico dello Stato riconducibili a ricoveri che potrebbero essere evitati. Questi, a mio avviso, sono i veri sprechi in sanità. Invito il nuovo Ministro della Salute Giulia Grillo a procedere con la costruzione delle reti oncologiche con lo scopo di strutturare una effettiva continuità ospedale-territorio”. Questo l’appello al nuovo Governo di Carmine Pinto, direttore dell’Oncologia all’Irccs Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia ed ex presidente di Aiom (l’Associazione di oncologia medica).
La malnutrizione è un problema che coinvolge 33 milioni di pazienti oncologici in tutta Europa. In Italia è particolarmente sofferta la situazione assistenziale “a macchia di leopardo” che coinvolge questa popolazione: “Il territorio non riesce a recepire quelle che sono le esigenze di questa sotto-popolazione oncologica in fase di dimissioni dall’ospedale. Sussiste una grossa difficoltà nel correlare in reti le strutture ospedaliere con quelle territoriali, con una grossa carenza nell’implementazione di trattamenti nutrizionali per via parenterale, ma anche enterale a livello territoriale. Si passa da aree ben organizzate a aree completamente disorganizzate. Dobbiamo trovare soluzioni sul territorio e implementarle in maniera uniforme e univoca a livello nazionale, modulandole in funzione delle necessità territoriali”.
Nel delineare il piano nutrizionale dei pazienti oncologici è fondamentale la personalizzazione della terapia che “va correlata al bisogno di apporto calorico cui serve sopperire, al tipo di calorie di cui necessita il paziente, perché le esigenze di chi passa la maggior parte della giornata a letto sono molto diverse da quelle di chi continua a svolgere determinate attività, e in funzione della situazione clinica del paziente – spiega l’esperto – Se il paziente ha delle problematiche di ingestione del cibo, anche meccaniche, bisognerà intervenire o per via parenterale endovenosa o per via enterale attraverso una Peg (Percutaneous Enteral Gastrostomy) o enterostomia. Per altri pazienti sarà sufficiente un’integrazione via Os”.
In Italia, i pazienti oncologici che incorrono maggiormente in questo tipo di complicazione sono quelli affetti da tumori per i quali esiste una problematica anche anatomica: come per i tumori testa-collo, o che colpiscono esofago e stomaco, o per altre carcinosi in stadio avanzato. “In tutte queste situazioni, prima di iniziare il trattamento antitumorale, bisogna valutare l’aspetto nutrizionale e supportarlo anche per favorire l’aderenza ai trattamenti da parte dei pazienti”, commenta l’esperto.
Proprio al fine di implementare questo tipo di attività aumentando l’awareness sul tema, nasce il canale online di Popular Science “Oncologia & Nutrizione” che “rappresenta un importante strumento per fare informazione nella popolazione generale e nei pazienti, ma soprattutto per creare un’importante condivisione culturale tra gli operatori che si occupano di oncologia”, conclude l’esperto.