(Reuters Health) – Secondo uno studio americano, pubblicato da Annals of Internal Medicine, i malati cronici che afferiscono ad un centro medico dedicato alle cure primarie e coordinato da medici di medicina generale, risultano più aderenti alle terapie prescritte. Negli Stati Uniti, tra i servizi dell’assistenza primaria, sono nati dei centri di riferimento per i pazienti con malattie croniche, delle vere e proprie ‘case di accoglienza per le cure mediche’ in cui le terapie possono essere coordinate sotto la guida di medici di medicina generale. Questo modello di assistenza primaria, ideato per i malati cronici, attualmente rappresenta circa il 10% di tutti i servizi della medicina generale erogati negli Stati Uniti. Alcuni ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston, guidati da Niteesh K. Choudhry, hanno voluto verificare se l’assistenza offerta in questi centri fosse in grado di migliorare il trattamento e i costi sanitari delle malattie croniche.
Lo studio
I ricercatori hanno così analizzato i dati relativi ai reclami ricevuti da una delle compagnie del sistema nazionale assicurativo, relativi a più di 300.000 pazienti che iniziavano la terapia farmacologica per il diabete, l’ipertensione o l’ipercolesterolemia, nel periodo tra il 2011 e il 2013. Si è così dapprima evidenziato che 18.611 persone (circa il 6% del campione considerato) avevano ricevuto assistenza in queste strutture dedicate al paziente cronico. Inoltre si è visto che per i 12 mesi successivi all’inizio del trattamento, il 44% dei pazienti che afferivano a questi centri mostrava una piena aderenza alle prescrizioni, rispetto al 38% di quelli afferenti ad altri modelli di assistenza primaria. In generale, i pazienti assistiti con il modello centralizzato avevano farmaci sufficienti per restare aderenti alla terapia per il 64% del tempo di osservazione, contro il 59% del gruppo di controllo. Dopo aggiustamento per le caratteristiche dei pazienti, i ricercatori hanno scoperto che i tassi di adesione alla terapia per diabete, ipercolesterolemia e ipertensione, erano del 2-3% più elevati per i pazienti afferenti al modello del centro medico dedicato, rispetto agli altri.
Le conclusioni
Secondo Choudhry i dati raccolti finora suggeriscono che questo modello di assistenza migliora la cura e riduce i costi complessivi, anche se i miglioramenti riguardanti l’aderenza ai farmaci in questo studio sono stati certamente modesti. E ha aggiunto che questi risultati probabilmente si applicano a condizioni croniche simili, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l’osteoporosi. Altri ricercatori hanno commentato lo studio ribadendo che l’efficienza nella collaborazione tra caregiver e pazienti cronici, in questi centri dedicati, potrebbe aggiungere informazioni determinanti sull’aderenza dei pazienti alle prescrizioni ed identificare i pazienti che necessitano di livelli di assistenza più elevati.
Fonte: Ann Intern Med 2016
Kathryn Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
I risultati dello studio consentono di pensare che le patologie croniche (si includa anche il Tabagismo!) potrebbero essere meglio affrontate con gli strumenti di un servizio sanitario pubblico (all’italiana, prima dell’aziendalizzazione della Sanità) con risparmio economico e maggiore efficacia.