(Reuters Health) – Dare alla luce un bambino in acqua è sempre più di moda, in particolare tra le donne in cerca di un’esperienza alternativa al parto medicalmente assistito. Una nuova ricerca, condotta sui dati dell’archivio nascite inglese, ha però fatto emergere alcune evidenze che metterebbero in dubbio la sicurezza di questa scelta, in particolare per la salute dei bambini. Sulla base di un’analisi che ha preso in esame 29 studi precedentemente pubblicati, i ricercatori hanno identificato differenze significative in tema di complicanze – mortalità infantile, accesso alla terapia intensiva – mettendo a confronto il parto in acqua con quello tradizionale. Da tutti gli studi, sebbene basati su campioni molto ristretti, non sono emersi vantaggi dal parto in acqua.
“Con la nostra ricerca non vogliamo stabilire se partorire in acqua sia sicuro o meno – ha commentato l’autore Alastair Sutcliffe, pediatra presso l’University College di Londra. Il mio suggerimento è solo quello di aspettare che ci siano evidenze chiare in termini di sicurezza prima di scegliere per questa modalità”.
Il parto in acqua
Per una madre partorire in una piscina con acqua calda è una metodo che allevia il dolore, diminuisce in alcuni casi la necessità di ricorrere ad un’anestesia e anche che a volte velocizza la fase della dilatazione e della nascita. Tuttaviaal momento finale dell’espulsione del nascituro, i benefici non sono così evidenti. Dai dati raccolti negli archivi dell’anagrafe inglese il 9% circa dei bambini in Gran Bretagna nasce con parto in acqua.
Oltreoceano, al contrario, l’American College di Ostetricia e Ginecologia, in accordo con l’American Academy di Pediatria, ha pubblicato delle raccomandazioni che vanno contro il parto in acqua, motivandolo con quelle che sono le possibili complicazioni per i neonati tra cui anche infezioni, difficoltà respiratorie e annegamento (http://bit.ly/1TptcZq).
Lo studio
Per stabilire i rischi e i benefici, il team di ricercatori guidato da Sutcliffe ha analizzato i dati degli studi che, nel totale, riguardano 39mila nascite. Tutti gli studi sono stati condotti in ospedale o in centri privati. La maggior parte di questi studi era tuttavia basato su campioni molto piccoli e su donne con gravidanze a basso rischio e con assenza di complicanze al momento del parto. L’obiettivo era capire i possibili vantaggi legati al parto in acqua valutando il punteggio Apgar al momento della nascita. Con l’Apgar si misura il battito cardiaco, il respiro, il tono muscolare i riflessi e la carnagione.
Tuttavia, poiché il campione di riferimento era casualmente diviso tra parti in acqua e parti medicalmente assistiti non è stato possibile concludere se il parto in acqua permetta al neonato di avere un Apgar più alto o meno.
“Non ci sono evidenze sui benefici del parto in acqua – commenta Amos Grunebaum, Direttore del reparto di Ostetricia presso il New York Weill Cornell Medicine. Solo perchè qualcosa va di moda – aggiunge – non significa che sia sicuro. Sono molti i dati infatti – conclude il medico che non ha preso parte allo studio – mostrano la presenza di infezioni, convulsioni e polmoniti nei neonati”.
Fonte: Archives of Disease in Childhood
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)