Diagnosi precoce di parodontite grazie ad un semplice esame del sangue e della saliva. E’ questo il futuro a cui sperano di arrivare i ricercatori che hanno condotto un primo studio su 20 individui di controllo sani e 20 con parodontite grave in cui si è visto che nel sangue e nella saliva dei pazienti con parodontite vi sono sostanze differenti che sono più o meno abbondanti rispetto a quanto si trova nelle persone sane. Lo studio è stato condotto da Zhongchen Song del dipartimento di Parodontologia dell’ospedale di Shangai, Ninth People e della Jiao Tong University School of Medicine e pubblicato sul Journal of Periodontal Research.
L’idea, spiega Cristiano Tomasi, professore associato presso il dipartimento di Parodontologia all’Università di Göteborg (Svezia) e membro della Società Italiana di Parodontologia (SIDP), è di andare verso la possibilità di uno screening preventivo da eseguire comodamente sulla poltrona del dentista per valutare il proprio rischio di parodontite.
“Il prelievo di fluido ‘crevicolare’ (un liquido che si trova nel colletto gengivale) – spiega l’esperto – è già praticato da molti anni per valutare lo stato di infiammazione, mentre il sangue potrebbe essere prelevato comodamente in sede orale dai siti sanguinanti, come ha dimostrato uno studio recente che ha testato questo tipo di prelievo per valutare il rischio di diabete”.
Analizzando campioni di sangue e saliva dei due gruppi di studio è emerso che nei pazienti con parodontite sono più abbondanti sostanze come ‘inositolo’ e ‘urea’, quadro correlato allo stress ossidativo, cioè alla presenza di infiammazione, mentre sono carenti sostanze come la deossiguanosina-2, quadro che è sempre legato alla presenza di infiammazione e alla sintesi di DNA in risposta all’attacco batterico, spiega Tomasi.
“In generale, tutti i dati di questo studio – spiega Tomasi – convergono verso la presenza di uno stato infiammatorio ben riconoscibile in sangue e saliva dei soggetti con parodontite”. Le implicazioni di questo studio sono notevoli: “se si potesse dimostrare in uno studio longitudinale che queste alterazioni di sangue e saliva si presentano precocemente e precedono lo sviluppo clinico della patologia – afferma Tomasi – potremmo avere un test diagnostico per effettuare screening sui soggetti a rischio, con familiarità per la patologia e con fattori di rischio come fumo o diabete”.
Ad oggi la parodontite si scopre quando già sono presenti segni di malattia, conclude l’esperto SIDP, come il sanguinamento gengivale e un “sondaggio” superiore ai 4 mm (Il sondaggio parodontale è l’esame fondamentale che consente di stimare la perdita di attacco dentale; la profondità si riferisce alle tasche parodontali). Inoltre una radiografia può confermare l’inizio di malattia con segni di riassorbimento osseo.