(Reuters Health) – Una scarsa percezione della funzionalità nasale, ovvero della capacità o meno di respirare attraverso il naso, sarebbe collegata a uno scarso benessere mentale. Questo il risultato di uno studio australiano condotto in due centri di rinoplastica e coordinato da Erika Strazdins, dell’Università del Nuovo Galles del Sud di Sidney. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su JAMA Facial Plastic Surgery.
Sembra che in molti pazienti che si sottopongono a rinoplastica siano più diffusi alcuni problemi psicologici come il disordine disformico del corpo, l’ansia e la depressione. Tuttavia, poco si sa sulle relazioni tra questi disturbi mentali e percezione della funzionalità nasale, legame sul quale hanno indagato Strazdins e colleghi.
I ricercatori hanno valutato 495 pazienti che si sono sottoposti a un intervento di rinoplastica funzionale o estetico. Sulla base dei risultati ottenuti da diversi indici (Rosenberg Self-Esteem Scale; Mental Component Summary score dallo Short Form Health Survey (SF36); Dysmorphic Concerns Questionnaire) è stato evidenziato che il 70,7% dei pazienti aveva un buono stato di salute mentale, il 93,1% aveva una sana autostima e il 77,2% aveva problemi di salute legati a disformie del corpo.
I pazienti con uno scarso benessere mentale percepivano la loro funzionalità nasale come significativamente peggiore rispetto a chi stava bene mentalmente, in particolare a livello di sensazione di ostruzione e gravità dei sintomi. Stesso discorso valeva per chi aveva una bassa autostima. Tuttavia, gli esami obiettivi non differivano tra i due gruppi di pazienti.
Questa ricerca è interessante perché fornisce evidenze sul fatto che il benessere mentale avrebbe un ruolo anche sulla percezione della capacità di respirare, che a lungo andare può avere un impatto frustrante sulla vita di tutti i giorni – afferma Strazdins – Dunque, se un paziente si lamenta di una scarsa funzionalità nasale, è bene informarlo che non è detto che l’operazione avrà successo”.
Secondo Abel-Jan Tasman, del Kantonsspital St. Gallen, in Svizzera, il risultato non stupisce, “dal momento che molti pazienti riferiscono vaghi problemi di respirazione spesso classificati come ostruzione”. In ogni caso, “quando l’intervento riesce, quasi sempre la respirazione migliora, anche nei pazienti con problemi a livello psicologico”, spiega l’esperto, anche se è importante rendere i pazienti consapevoli che ci sono aspetti che non sono migliorabili con l’operazione. Mentre Lisa Ishii, della Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland, afferma che “a questo studio pilota dovrebbero far seguito ricerche più ampie, prima di prendere in considerazione la possibilità di cambiare la pratica clinica”. In ogni caso, “valutare il benessere mentale di un paziente può essere importante quando si decide come trattarlo”, ha concluso.
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)