(Reuters Health) -Quando migliaia di anni fa l’uomo ha inventato la ruota, segnando un passaggio fondamentale dalla caccia all’agricoltura, ha iniziato anche a sviluppare ossa più deboli che lo hanno reso più suscettibile a fratture ed osteoporosi. È quanto emerge da uno studio, realizzato dal team del dott. Christopher Ruff della John Hopkins Medical Center di Baltimora (USA) e condotto sui resti di antenati europei vissuti in diverse epoche negli ultimi 33 mila anni. L’agricoltura dunque- e non cambiamenti dell’alimentazione o l’urbanizzazione – sembra essere la causa di ossa più sottili e fragili negli uomini moderni. I nostri antenatiavevano infatti ossa molto più dense a qualsiasi età rispetto alle controparti moderne. Per indagare il motivo di queste differenze, Ruff e i suoi collaboratori hanno esaminato le ossa lunghe delle gambe e delle braccia di 1842 individui che hanno vissuto tra il Paleolitico ed il Neolitico, durante l’Impero Romano, il Medioevo, la Rivoluzione Industriale e il 20° secolo.
Hanno radiografato le ossa, realizzato con del silicone stampi della superficie ossea ed eseguito un’ analisi computerizzata dei dati per riuscire ad individuare il momento della storia umana che è coinciso con un cambiamento strutturale delle ossa. Una maggiore sottigliezza si è registrata a livello di femore e tibia circa 7.000 anni fa, durante il Neolitico, con l’inizio quindi della messa a punto delle prime pratiche agricole rudimentali, e questa riduzione si è continuata a registrare fino a circa 2.000 anni fa, in epoca romana. “Il calo è continuato per migliaia di anni, il che suggerisce che l’uomo ha subito un importante cambiamento quando si è inziato ad occupare dell’agricoltura, adottando uno stile di vita sedentario”, spiega Ruff. “Dal periodo medievale, le ossa hanno la stessa forza di oggi.”
Cambiamenti nella consistenza dell’osso dell’omero, a livello del braccio quindi, sono meno evidenti. “Il fatto che la perdita di densità sia maggiormente riscontrabile nelle ossa degli arti inferiori, rispetto a quelle degli arti superiori, esclude che la causa di tale cambiamenti nel tempo sia ascrivibile ad una dieta meno proteica o a riduzioni dell’assunzione di calcio”- afferma il dottor Steven Churchill, antropologo evoluzionista della Duke University a Durham, North Carolina, che ha fornito alcuni dati sull’età della pietra, ma non è stato coinvolto direttamente nello studio.
I ricercatori hanno anche scoperto che la forza relativa a movimenti associati alla corsa o alla camminata per lunghe distanze si è ridotta nel corso del tempo, in favore di quella legata a movimenti quali flessioni e sollevamenti.“Dall’epoca romana ad oggi lo stile di vita è diventato ancor più sedentario, ma questo non ha inciso su una riduzione della densità ossea: merito della tecnologia, che ha permesso di far meno fatica nello svolgimento delle attività quotidiane”,conclude il dottor Simon Mays, biologo scheletrico.
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)