(Reuters Health – La severità dell’apnea ostruttiva del sonno (Osa) è associata a colesterolo e a livelli elevati di trigliceridi. È quanto emerge da uno studio svedese pubblicato da Respirology.
Lo studio
Ludger Grote e colleghi, della Sahlgrenska Academy di Gothenberg, hanno condotto un campionamento trasversale su 8.592 pazienti, inseriti nell’European Sleep Apnea Database, cui non era stata diagnosticata un’ iperlipidemia e che non assumevano farmaci ipolipemizzanti
L’età media dei pazienti era di 50 anni e il campione per il 69% era composto da uomini. L’indice di massa corporea medio era pari a 30,8 kg/m2 e l’indice apnea-ipopnea (Ahi) medio si attestava a 25,7 eventi per ora.
Le evidenze
I ricercatori hanno trovato una relazione dose-risposta tra il colesterolo totale (Ct) e l’indice di desaturazione dell’ossigeno (Odi) – con livelli medi di Ct di 180,33, 184,59, 185,44 e 185,73 per mg/dL – rispettivamente nei quartili I-IV.
I trigliceridi a digiuno e le lipoproteine a bassa densità sono risultati meglio previsti dall’ indice Ahi rispetto all’Odi.
I ricercatori hanno raccolto anche le seguenti evidenze:
– colesterolo lipoproteico ad alta densità (Hdl-C) significativamente ridotto nel più alto quartile Ahi (46,50 mg/dL) rispetto al quartile I (48,8 mg/dL);
– obesità patologica associata con Ct più basso e più alte concentrazioni di Hdl-C: un’associazione che, come hanno notato gli autori, potrebbe essere in linea con il cosiddetto “paradosso dell’obesità” (l’obesità potrebbe cioè essere protettiva per certi gruppi di persone);
– lo stato dei lipidi era influenzato dalla localizzazione geografica, con le concentrazioni più alte di Ct registrate nel Nord Europa.
I commenti
Le limitazioni dello studio, come sottolineato dagli stessi autori, includono il campionamento trasversale, misura che non conente “di trarre conclusioni sulla possibile relazione causale tra Osa e dislipidemia”. La dislipidemia, infatti, è un noto fattore di rischio cardiovascolare ed è molto probabile che possa influire sulle conseguenea cardiovascolari e sulla prognosi nell’apnea ostruttiva del sonno.
Alex Dimitriu, uno specialista di medicina del sonno di Menlo Park, in California, ricorda che“numerosi studi su animali hanno dimostrato che la privazione di sonno può portare a cambiamenti a livello metabolico, incluso l’aumento di peso, così come a mutazioni del profilo lipidico. È stato dimostrato che la mancanza di sonno, se indotta da circostanze come l’insonnia o l’apnea notturna, può alterare leptina e grelina, ormoni che regolano il peso e il senso di sazietà alimentare”.Dal punto di vista clinico, “i risultati sottolineano la necessità di concentrarsi sulla qualità del sonno e l’importanza di correggere la respirazione affannata durante il sonno e l’apnea notturna”, concludeDimitriu.
Fonte: Respirology 2018
Marilynn Larkin
(Versione italiana per Quotidiano Sanità/Popular Science)