(Reuters Health) – La competizione è uno stimolo importante, che può aiutare chi è sovrappeso o obeso a dare di più in termini di attività fisica. È quanto emerge da uno studio pubblicato da JAMA Internal Medicine.
I ricercatori – guidati da Mitesh Patel,direttore della Penn Medicine Nudge Unit presso la University of Pennsylvania di Philadelphia – hanno chiesto a 602 adulti sovrappeso e obesi di indossare contapassi e porsi degli obiettivi per aumentare il numero di passi giornalieri.
Successivamente, hanno diviso i partecipanti in quattro gruppi: uno che ha solo contato i passi e tre che hanno anche partecipato a competizioni con premi.
L’esperimento è durato 24 settimane. Alla fine, tutti e tre i gruppi che avevano partecipato alle competizioni facevano registrare un numero di passi maggiore del gruppo di controllo composto da coloro che avevano semplicemente tenuto traccia dei loro movimenti.
“Abbiamo scoperto che i partecipanti erano motivati dalla competizione e ciò li incoraggiava a crearsi abitudini che rimanevano anche dopo la fine del gioco”, osserva Mitesh Patel.
I partecipanti avevano in media 39 anni e generalmente erano obesi, con un indice di massa corporea medio di 30. All’inizio dello studio, facevano circa 6.100-6.300 passi al giorno.
Quando è iniziato l’esperimento, i ricercatori hanno chiesto a ogni partecipante di porsi degli obiettivi per aumentare il numero di passi quotidiani. Le persone potevano scegliere di aumentarli del 33%, 40%, 50% o almeno di 1.500 unità.
Alla fine delle 24 settimane, le persone che avevano gareggiato le une contro le altre hanno registrato una media di 920 passi giornalieri in più rispetto al gruppo di, mentre chi aveva l’incoraggiamento di famiglia o amici erano faceva in media 689 passi in più e i giochi di squadra erano correlati a 637 passi in più al giorno.
Dopo altre 12 settimane senza nessun gioco, le persone dei gruppi competitivi hanno mantenuto una media di 569 passi giornalieri in più rispetto a quelle nel gruppo di controllo.
Fonte: JAMA Internal Medicine
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)