Il biologo cellulare giapponese Yoshinori Ohsumi è il premio Nobel per la medicina 2016. Ohsumi è stato premiato per gli studi sull’autofagia, il meccanismo che porta al riciclaggio e all’eliminazione di sostanze di scarto da parte delle cellule. Il processo è stato scoperto dallo scienziato giapponese nel lievito del pane e lo stesso Ohsumi ha dimostrato poi che è comune a tutte le cellule viventi, comprese quelle del nostro organismo.
Ancora una volta, dunque, c’è un riconoscimento per la ricerca di base. Il meccanismo di ‘riciclaggio’ premiato con il Nobel permette alle cellule di liberarsi delle sostanze di scarto consegnandole al ‘reparto’ deputato alla loro degradazione, il lisosoma. L’esistenza di questo meccanismo, in realtà, era stata ipotizzata già negli anni sessanta, ma solo gli studi condotti trent’anni dopo proprio da Ohsumi hanno consentito di comprendere a fondo questo processo.
All’inizio, infatti, era stato chiarito solo il meccanismo di smaltimento delle singole proteine, mentre poco si conosceva sul processo che portava all’eliminazione di elementi più ingombranti, come gli agglomerati di proteine, o interi organelli, tutti insieme. Ohsumi ha individuato i frammenti del DNA che gestiscono questo processo e le sue scoperte, come ha dichiarato il Comitato Nobel, “aprono il percorso alla comprensione di molti processi fisiologici fondamentali, come l’adattamento dell’organismo in caso di fame e la risposta alle infezioni”.
Quarto cittadino giapponese a ricevere un Nobel per la medicina – l’ultimo fu dato a Satoshi Omura nel 2015 – Ohsumi è nato nel 1945 a Fukuoka. Dopo il dottorato di ricerca presso l’Università di Tokyo, ha trascorso tre anni a New York, alla Rockefeller University, per fare ritorno in Giappone nel 1988 e istituire un proprio gruppo di ricerca. Dal 2009 è professore presso il Tokyo Institute of Technology.
In un’intervista al canale giapponese Nhk, Ohsumi si è detto “estremamente onorato per l’attribuzione del premio”. Lo scienziato ha inoltre sottolineato che ha voluto fare un tipo di ricerca diversa dagli altri studio e che ha sempre pensato che il processo di decomposizione fosse un tema interessante. Il premio Nobel è solo l’ultimo dei riconoscimenti assegnati a questo scienziato. Quest’anno aveva già ricevuto il prestigioso Wiley Prize in Scienze Biomediche, mentre lo scorso anno aveva ottenuto tre importanti riconoscimenti: il Keio Medical Science Prize, l’International Prize for Biology e il Gairdner Foundation International Award, considerato precursore del Nobel.
“Un riconoscimento fantastico alla ricerca di base – ha commentato Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell’Università di Pavia – L’autofagia è alla base di meccanismi fondamentali perché è il processo che porta all’autodistruzione di una cellula, una sorta di suicidio. Un processo che avviene in qualsiasi momento in ogni tipo di essere vivente complesso e in ogni fase, dall’embrione alla senescenza. E se avviene in modo deregolato, abbiamo lo sviluppo di una patologia”, ha spiegato l’esperto italiano all’Ansa.