La cura per il mieloma multiplo potrebbe arrivare da una proteina già conosciuta da tempo, la CD38, che ha portato alla realizzazione di un nuovo anticorpo monoclonale. E’ un vero e proprio “serial killer” delle cellule tumorali che, per la prima volta e grazie ad un meccanismo d’azione completamente nuovo, può sia stimolare il sistema immunitario sia attaccare direttamente le cellule cancerose. La nuova molecola, daratumumab, rappresenta una svolta contro il mieloma multiplo, grave tumore del sangue che colpisce ogni anno 5.600 italiani. La nuova terapia, presentata all’International Myeloma Worshop di New Delhi, si basa sugli studi di Fabio Malavasi dell’Università di Torino.
Questo trattamento ha dimostrato di aumentare la sopravvivenza di 4 volte nei pazienti non rispondenti alle attuali terapie. “Parliamo dei pazienti con mieloma multiplo più complessi da trattare, perché divenuti resistenti a tutte le classi di nuovi farmaci disponibili sino a questo momento, e con un’attesa di vita di pochi mesi. Nonostante queste premesse, daratumumab in monoterapia ha prolungato la sopravvivenza di questi pazienti di 3 o 4 volte”, commenta Michele Cavo, Istituto di Ematologia “Seragnoli” dell’Università di Bologna.
La molecola, prima di una nuova classe di anticorpi monoclonali, è stata approvata dalla commissione europea ed è in fase di approvazione anche in Italia. Rappresenta un giro di boa nel miglioramento della terapia per il mieloma multiplo. Gli anticorpi monoclonali sono realizzati in laboratorio e sono tutti identici tra loro perché clonati da un’unica cellula del sistema immunitario, e si legano specificatamente alle cellule da ‘bersagliare’, in questo caso quelle del mieloma.
Gli studi ad oggi effettuati con la nuova molecola sui pazienti con mieloma più difficili da trattare, perché con recidive e non più rispondenti alle terapie disponibili, affermano gli esperti, hanno mostrato risultati di efficacia mai raggiunti prima in termini di sopravvivenza libera da progressione di malattia e di risposta generale alla terapia. Tanto che, sottolinea Mario Boccadoro, dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Università di Torino, “in pazienti alla seconda o terza ricaduta ha consentito di ridurre la mortalità fino al 60%. Ora sono in corso studi per utilizzare tale molecola già alla diagnosi e si aprono nuovi orizzonti per cui in futuro potremmo essere in grado di cronicizzare il mieloma multiplo”.
Ma come funziona il farmaco? E’ diretto contro la CD38, una proteina espressa dalle cellule del mieloma multiplo ad ogni stadio della malattia, e porta a morte rapidamente le cellule tumorali attraverso il processo di apoptosi ovvero inducendo la morte cellulare programmata. Dunque proprio la proteina CD38 rappresenta il bersaglio primario per combattere il mieloma e la nuova molecola agisce su di essa.
Questo farmaco, rileva Cavo, “ha insomma aperto possibilità di cura prima inimmaginabili, sia per il trattamento come singolo agente terapeutico sia in combinazione con altri principi attivi, in pazienti con ricadute refrattarie alle cure”. Questi dati, evidenzia, “mostrano inoltre come daratumumab in combinazione con altre molecole possa addirittura negativizzare la malattia residua in circa il 10% dei casi, riducendo il rischio di progressione del tumore del 70%. L’effetto in questi casi è di rendere il sistema immunitario nuovamente in grado di aggredire il tumore in modo diretto, tanto che la malattia viene cronicizzata e si ripresenta con un tempo molto più lungo”.
Sulla base dei positivi risultati ottenuti – pubblicati anche su The Lancet e New England Journal of Medicine – la nuova molecola è stata approvata con valutazione accelerata, un processo riservato a medicinali ritenuti importanti per la salute pubblica o particolarmente innovativi.