(Reuters Health) – I pazienti con melanoma trattati con inibitori dei checkpoint immunitari hanno minori probabilità di sviluppare colite indotta dai farmaci quando assumono anche integratori di vitamina D.
I ricercatori del Gastrointestinal Cancer Center del Dana Faber Institute di Boston – guidati da Osama Rahma – hanno condotto un’analisi retrospettiva dei dati su una coorte di 213 pazienti con melanoma trattati con inibitori dei checkpoint immunitari (ICI) presso il Dana Faber Cancer Institute tra maggio 2011 e ottobre 2017.
Nel complesso, 37 pazienti (il 17%) hanno sviluppato colite indotta dal trattamento. 66 pazienti (31%) assumevano vitamina D prima di iniziare il trattamento con ICI e mostravano minori probabilità (OR 0,35%) di sviluppare una colite indotta da questi farmaci.
“I nostri risultati, se validati prospetticamente in studi clinici, potrebbero cambiare la pratica poiché gli oncologi dovrebbero considerare l’uso della vitamina D nei pazienti oncologici ad alto rischio di sviluppare colite quando iniziano ad assumere immunoterapie”, osserva Rahma.
L’apporto di vitamina D è stato diviso in tre categorie di dosaggi: nessun uso, ≤1000 UI e >1000 UI al giorno.
I ricercatori hanno validato i loro risultati in un altro gruppo di 169 pazienti, di cui 49 (29%) hanno sviluppato colite indotta da ICI. L’integrazione di vitamina D era associata anche a un rischio inferiore in questo gruppo di validazione (OR 0,46).
“Se il livello più elevato di vitamina D si correla a un rischio inferiore di colite progettiamo di proporre uno studio clinico che testi l’associazione di immunoterapia e vitamina D o placebo in pazienti oncologi con l’obiettivo primario di prevenire la colite immuno-indotta”, conclude Rahma.
Fonte: Cancer
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)