Il gemello di Curiosity della Nasa avrà il compito di raccogliere campioni di rocce, terreno e aria da Marte per riportarli sulla Terra. Il prossimo mese verranno decisi gli ultimi dettagli e la missione partirà nel 2020, lo stesso anno della seconda fase di ExoMars, la missione di Europa e Russia che cercherà tracce di vita nel sottosuolo.
La missione
“Uno dei grandi obiettivi dell’esplorazione di Marte – ha spiegato Enrico Flamini, responsabile scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) – è quello di riuscire a riportare a Terra dei campioni e poterli analizzare qui, nei laboratori terrestri”. Un traguardo fondamentale non solo per riconoscere l’eventuale presenza di forme di vita unicellulari, limitata finora dalla difficoltà di poter trasportare in voli spaziali grandi laboratori mobili, ma anche per dimostrare di essere capaci di poter inviare e poi far tornare a casa astronauti.
“Ma portare in una sola missione un rover capace di prelevare campioni e riportarli a Terra non è possibile”, ha sottolineato Flamini. “Peserebbe troppo – ha precisato – per questo bisogna lavorare per passi. Il primo è prendere i campioni, poi farli decollare da Marte e infine portarli a Terra”. A fare il primo passo in questa direzione potrebbe essere quindi il prossimo rover della Nasa, con la stessa struttura base di Curiosity, ma potenziato e con nuovi esperimenti scientifici tra cui anche un piccolo drone e il Corner Cube Retroreflector, un riflettore laser italiano.
A bordo del rover potrebbe essere installato un kit per raccogliere campioni di aria, polveri e rocce e capace di preservarli per anni in attesa di essere riportati a Terra. La missione, per ora indicata solo come Mars 2020 sarà lanciata quasi in contemporanea con ExoMars, la missione guidata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) in collaborazione con l’agenzia spaziale russa (Roscosmos), che nel 2020 porterà con se un trivella con l’obiettivo ci cercare tracce di vita nel sottosuolo marziano.