(Reuters Health) – Una dieta particolare, che escluda cibi che promuovono lo squilibrio microbico intestinale, che alterano l’immunità innata o che cambiano la permeabilità intestinale, associata a nutrizione enterale parziale, sarebbe utile negli adulti che soffrono di malattia di Crohn che no n rispondono alla terapia con farmaci biologici. A dimostrarlo è uno studio coordinato da Arie Levine del Wolfson Medical Center di Holon, in Israele. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Crohn’s and Colitis.
La premessa
La Nutrizione Enterale Esclusiva (EEN) può indurre la remissione e la guarigione della mucosa tra chi soffre di malattia di Crohn, tanto che questo trattamento è raccomandato come terapia di prima linea nei bambini con una forma della patologia da lieve a moderata. Secondo i ricercatori israeliani, però, negli adulti è difficile fare un trattamento che solitamente richiede un periodo di 6-12 settimane. Levine e colleghi, già nel 2014 avevano testato la dieta da loro ideata, Crohn’s Disease Exclusion Diet (CDED), su pazienti pediatrici, sui quali aveva indotto remissione della malattia.
Lo studio
Questa volta, gli stessi ricercatori hanno valutato la dieta in associazione alla nutrizione enterale parziale (PEN) su 21 pazienti, di cui 11 adulti, trattati per 12 settimane. Tra tutti quelli considerati, 17 sono stati trattati con una combinazione PEN e CDED. E di questi, 10 avevano fallito il trattamento con un biologico e sette avevano subito un intervento chirurgico. Dopo sei settimane, 13 pazienti avrebbero raggiunto una remissione completa, valutata sulla base dell’Harvey Bradshaw Index (HBI). In particolare, la media di HBI sarebbe scesa da 9,4 a 2,6, i livelli di proteina C reattiva sarebbero calati da 2,8 a 0,7 e l’albumina media sarebbe aumentata da 3,5 a 3,8. “La dieta terapeutica potrebbe essere uno strumento molto efficace che può avere effetti importanti su determinati pazienti – dice Levine – Dunque dovrebbe giocare un ruolo più importante nel trattamento della malattia di Crohn”. Prima di pubblicare la dieta, che non è ancora nota, Levine e colleghi voglio concludere i trials clinici in corso e capire meglio glie effetti della dieta. A confermare le potenzialità dello studio giunge l’endorsement di Lindsey Albenberg, gastroenterologo pediatrico al Children’s Hospital di Filadelfia, la quale ha però sottolinea “la necessità di avere più prove e di condurre trials ad hoc per capire meglio quali pazienti sono da trattare con la dieta”.
Fonte: Journal of Crohn’s and Colitis
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)