(Reuters Health) – L’emorroidectomia escissionale può essere un’opzione di trattamento praticabile nei pazienti con Malattia di Crohn che hanno fallito la terapia emorroidaria non chirurgica. Lo sostiene uno studio USA pubbicato da Infiammatory Bowel Diseases.
L’emorroidectomia escissionale è il gold standard per emorroidi clinicamente refrattarie avanzate, ma la maggior parte dei medici la evita nei pazienti con Malattia di Crohn a causa di segnalazioni di un aumentato rischio di complicanze.
Una review ha riscontrato un tasso di complicanze del 17,1% di questi pazienti rispetto al 5,5% nei pazienti con colite ulcerosa.
Lo studio
Amy L. Lightner e colleghi, della Cleveland Clinic, in Ohio, hanno valutato l’efficacia e la sicurezza dell’emorroidectomia escissionale nei pazienti con Malattia di Crohn sia sicura ed efficace per la gestione delle emorroidi interne o esterne.
Dalle cartelle cliniche hanno identificato 36 pazienti (età media: 49 anni) sottoposti a terapia medica ed emorroidectomia escissionale tra il 1995 e il 2019. Due terzi dei pazienti presentavano un’altra malattia perianale al momento dell’emorroidectomia.
Durante un follow-up mediano di 31,5 mesi dopo l’emorroidectomia, quattro pazienti hanno sviluppato complicanze a lungo termine potenzialmente correlate all’emorroidectomia: uno ha sviluppato una stenosi anale, uno una ferita non cicatrizzante, uno un ascesso/fistola perianale e uno ha avuto sanguinamento intermittente a causa di malattia emorroidaria ricorrente trattata con scleroterapia a iniezione.
Nessuno dei pazienti ha richiesto proctectomia o diversione fecale a causa della loro malattia emorroidaria o dell’emorroidectomia escissionale.
“Ciò suggerisce che l’emorroidectomia escissionale per la malattia emorroidaria sintomatica potrebbe ora essere più sicura nei pazienti con Malattia di Crohn a causa del miglioramento del controllo della malattia luminale con un uso più diffuso di prodotti biologici – osservano i ricercatori – Tuttavia, è importante tenere presente che queste conclusioni sono limitate dal piccolo numero di pazienti inclusi”.
“Il numero di pazienti rimane piccolo e preclude la capacità di trarre conclusioni definitive sugli esiti con regimi medici variabili, sull’influenza delle etichette cutanee, sulla malattia fistulizzante perianale o su quella del canale anale e su pazienti che hanno diversione intestinale al momento dell’intervento operativo – concludono gli esperti – Per questo motivo, raccomandiamo cautela quando si esegue un intervento chirurgico perianale nella Malattia di Crohn o si fa riferimento a un centro di malattia infiammatoria intestinale quando non si è sicuri della patologia o della sua gestione ottimale”.
Fonte: Inflamm Bowel Dis 2019
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)