(Reuters Health) – Alcuni ricercatori statunitensi dell’Università di Atlanta hanno sviluppato e validato un modello di stratificazione del rischio che può aiutare a predire se un bambino con la malattia di Crohn – che ha appena ricevuto la diagnosi- svilupperà complicanze correlate alla malattia che richiedono un intervento di chirurgia maggiore entro tre anni.
Lo studio
Il team ha condotto uno studio – noto con l’acronimo RISK, Risk Stratification and Identification of Immunogenetic and Microbial Markers of Rapid Disease Progression in Children with Crohn’s Disease – allo scopo d’identificare gli indicatori misurabili delle due complicanze più comuni nella malattia di Crohn in età pediatrica che richiedono un intervento chirurgico: stenosi e fistolizzazione intestinale. Subra Kugathasan e colleghi, della Emory University di Atlanta, sono partiti dal presupposto che il 25 % dei pazienti affetti da malattia di Chron sono vittime dell’80% di complicanze come ricoveri, interventi chirurgici, e costi di assistenza sanitaria. L’ identificazione precoce di questo 25% potrebbe abbattere il rischio delle complicazioni. “Attraverso lo studio dell’espressione genica di base, della reattività immunitaria, e dei batteri intestinali, abbiamo identificato le ‘firme biologiche’ distinte, in grado di predire sia la stenosi che la fistolizzazione della malattia, già al momento della diagnosi”, ha detto Kugathasan. I ricercatori hanno convalidato il loro modello sulla base dei dati clinici e sierologici descritti al momento della diagnosi in 913 bambini provenienti da 28 centri degli Stati Uniti e del Canada, 78 (9%) dei quali hanno sperimentato complicazioni dopo oltre 36 mesi di follow up.
Secondo quanto gli autori hanno scritto nel loro articolo su Lancet, l’età avanzata al momento della diagnosi, l’ appartenenza all’etnia afroamericana, la malattia localizzata all’ileo, e la sieropositività ASCA e CBir1, risultavano associate ad un aumento del rischio di complicanze correlate alla malattia di Chron. I ricercatori hanno precisato che per questi pazienti andrebbe considerato come una priorità il trattamento precoce con un inibitore del TNF. Il loro modello validato aveva una sensibilità del 66%, una specificità del 63% e un valore predittivo negativo del 95%.
Il team ha anche scoperto che i geni che controllano la produzione della matrice extracellulare ileale erano sottoregolatial momento della diagnosi, e questa ‘firma’ sui geni era significativamente associata con il modello di rischio stenosante (HR, 1,70). Quando questa ‘firma’ è stata inclusa nell’analisi, la specificità del modello è migliorata fino al 71%. Sulla base di questo modello di rischio, i ricercatori affermano che più della metà dei bambini (57%) che hanno ricevuto il trattamento precoce con un inibitore del TNF sono ‘slittati’ nel gruppo a basso rischio.
I ricercatori hanno anche testato l’effetto della terapia anti-TNF sul rischio di complicanze, entro 90 giorni dalla diagnosi. E hanno visto che i pazienti che avevano ricevuto il trattamento precoce con un inibitore del TNF erano meno inclini a sviluppare una fistolizzazione (hazard ratio, 0,30), ma non le complicazioni stenosanti (HR, 1.13), rispetto a coloro che non hanno ricevuto il trattamento precoce con un inibitore del TNF. Questa evidenza, secondo i ricercatori, supporta il valore della stratificazione del rischio dei pazienti pediatrici con malattia di Chron al momento della diagnosi e può guidare l’uso di trattamenti personalizzati e precoci della terapia con inibitori del TNF.
Le conclusioni
Kugathasan ha in conclusione sottolineato che la forma di Crohn con esordio in età pediatrica “ha un decorso più aggressivo rispetto a quello della malattia in età adulta. La maggior parte dei bambini presenta un quadro che non è stenosante né penetrante. Tuttavia un sottogruppo di pazienti va incontro a una forma rapidamente progressiva che può procedere con stenosi, fistolizzazione e blocco intestinale”.
In conclusione questo lavoro ha permesso un notevole avanzamento sulla conoscenza delle complicazioni nella malattia di Crohn contratta in età pediatrica e gli autori sono convinti che il loro modello di stratificazione del rischio, pur necessitando di ulteriori conferme, sia molto utile per guidare il medico ad un trattamento precoce della malattia nei pazienti pediatrici.
Fonte: Lancet 2017
Megan Brooks
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)