(Reuters Health) – L’influenza può aumentare il rischio di una persone di sviluppare il Parkinson, decenni dopo l’infezione. È quanto suggerisce un’indagine pubblicata su JAMA Neurology da un team guidato da Noelle Cocoros, dell’Harvard Pilgrim Health Care Institute e della Facoltà di Medicina di Harvard, a Boston (USA).
I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 10.271 persone con diagnosi di malattia di Parkinson del registro nazionale danese. L’infezione da virus influenzale è stata associata a un aumento del rischio di malattia di Parkinson a 10 anni (odds ratio 1,73), tra 10 e 15 anni dopo l’infezione (OR 1,33) e più di 15 anni dopo (OR 1,91).
Nel complesso, gli esperti hanno identificato 3.229 persone con malattia di Parkinson, pari al 31,4%, e 15.461 controlli, il 30,1%, che avevano un’infezione precedentemente diagnosticata. Questo si è tradotto in un lieve aumento del rischio di Parkinson associato all’infezione, OR di 1,09, e entro cinque anni dall’infezione, OR di 1,27.
Oltre all’influenza, le infezioni del tratto urinario sono state associate a un aumento del rischio di malattia di Parkinson 10 anni dopo (OR, 1,19), mentre altri tipi di infezione non hanno mostrato un aumento di Parkinson a 10 anni, ma dopo cinque, come polmonite, infezioni gastrointestinali, infezioni batteriche, setticemia, infezioni genitali maschili. E l’influenza stessa non ha mostrato un aumento del rischio d Parkinson entro 5 anni o tra 5 e 10 anni dall’infezione.
“L’ipotesi che l’influenza sia legata al Parkinson è una questione aperta da decenni, a partire da quando si è ipotizzata una correlazione tra la pandemia influenzale del 1918 e l’encefalite letargica e il parkinsonismo postencefalico”, ha spiegato Cocoros, secondo la quale, data questa lunga storia, “non siamo rimasti sorpresi dai nostri risultati”.
Una limitazione dello studio è che le infezioni da virus influenzale non sono confermate da diagnosi di laboratorio e il registro non includeva evidenze di dipendenza da fumo, associate ad aumento del rischio di infezione e di gravità di influenza, così come a un ridotto rischio di Parkinson. Ma anche così, “i risultati sostengono la vaccinazione antiinfluenzale e gli sforzi di prevenzione dell’infezione”, ha concluso Cocoros.
Fonte: JAMA Neurology
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)