(Reuters Health) – Secondo due studi condotti in Olanda, l’eparina a basso peso molecolare non è riuscita a prevenire la tromboembolia venosa sintomatica in persone sottoposte ad artroscopia o ingessatura della parte distale di gamba.
Il trattamento è controverso perché esistono poche evidenze chiare che l’eparina allontani la possibilità di coauguli in queste circostanze. Il team di ricerca, guidato dal Dr. Raymond van Adrichem del Leiden University Medical Center, ha seguito 1.543 persone per gli otto giorni successivi al loro intervento di artroscopia e 1.543 soggetti ingessati nella parte inferiore di una gamba per l’intero periodo di immobilizzazione.
Secondo un articolo pubblicato online il 3 dicembre sul New England Journal of Medicine, coincidente con la presentazione presso il meeting annuale dell’American Society of Hematology, con l’artroscopia i tassi di tromboembolia venoso si attestavano allo 0,7% con l’eparina ed allo 0,4% senza di essa. Con l’ingessatura, tali tassi erano rispettivamente dell’1,4% e 1,8%.
Un sanguinamento importante è stato osservato solo in due persone sottoposte ad artroscopia, mentre tra i volontari con una gamba ingessata non si è verificato nessun caso.
Ogni anno, più di quattro milioni di soggetti vengono trattati con chirurgia artroscopica del ginocchio.
“Possiamo concludere che la tromboprofilassi di routine con il regime standard non è efficace dopo artroscopia del ginocchio o ingessatura della parte inferiore di una gamba”, ha osservato il team di van Adrichem. “Alla luce dell’elevata frequenza mondiale di artroscopia del ginocchio e ingessatura, molti casi di embolia venoso occorreranno comunque e qualsiasi possibile prevenzione di questi eventi, dovrebbe continuare a essere preferita”.
Ma la strategia di somministrare una dose più elevata per una durata più prolungata probabilmente sarebbe efficace solo per i gruppi ad alto rischio e ciò potrebbe essere accompagnato da un maggior rischio di sanguinamento, hanno avvertito.
I due trial erano in aperto, ma le valutazioni degli esiti sono state effettuate in cieco. Dagli studi sono state escluse le persone con una storia clinica di tromboembolia venosa.
“Abbiamo scelto intenzionalmente un modello non in cieco per riflettere la pratica generale, perché i pazienti potrebbero avere diverse soglie per contattare i medici a seconda del loro tipo di trattamento”, hanno affermato i ricercatori.
Nel gruppo dell’artroscopia, si sono verificati quattro casi confermati di trombosi venosa profonda e un episodio di embolia polmonare tra coloro che avevano ricevuto eparina. Nei soggetti non trattati con eparina, vi sono stati due casi confermati di trombosi venosa profonda e uno di embolia polmonare.
I risultati non sono cambiati quando l’analisi è stata ristretta a pazienti che hanno aderito al regime di trattamento.
I tassi di sanguinamento clinicamente rilevante si sono attestati allo 0,1% con eparina e al 0,4% senza. I tassi di sanguinamento minore sono stati rispettivamente del 9,5% e del 5,4%.
Tra i pazienti ingessati a cui è stata somministrata eparina, sette hanno avuto una trombosi venosa profonda e tre embolia polmonare. Uno ha presentato entrambi i problemi. Nel gruppo di controllo, quelli con la trombosi venosa profonda sono stati otto, quattro hanno presentato embolia venoso e uno ha avuto entrambi.
Ancora una volta, l’analisi pre-protocollo ha mostrato che l’eparina non era molto efficace.
Si è verificato solo un caso di sanguinamento clinicamente rilevante ed è stato all’interno del gruppo sottoposto al trattamento. I tassi di sanguinamento minore erano di 7,6% con eparina e 6,8% senza.
A causa dei limiti dei precedenti test sull’eparina, hanno concluso i ricercatori, “la necessità di evidenze più forti sulla tromboprofilassi per ognuna di queste indicazioni è stata espressa in diversi articoli e linee guida”. Il trial sull’artroscopia era denominato POT-KAST, quello sull’ingessatura POT-CAST.
FONTE: N England Journal of Medicine 2016.
Gene Emery
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)