L’artrite reumatoide è donna

L’artrite reumatoide colpisce soprattutto le donne. Secondo le stime infatti il 75% dello 0,5% della popolazione italiana colpita da questa malattia cronica sistemica, è di sesso femminile con i primi sintomi che compaiono tra i 25 e i 40 anni.

L’infiammazione cronica comporta un’erosione delle ossa e gravi danni articolari che portano a deformità delle articolazioni in assenza di un adeguato controllo della malattia. I pazienti soffrono di notevoli disabilità e disfunzioni della qualità della vita dovute al dolore, alla fatica, alla rigidità articolare e alla ridotta funzionalità fisica.

Circa il 47% dei pazienti non riesce a raggiungere livelli di remissione clinicamente rilevanti e quindi, nonostante i trattamenti, risulta fisicamente disabile. L”87,3% delle persone con artrite reumatoide viene diagnosticato correttamente, ma in alcuni casi si aspetta fino a 24 mesi. La malattia è associata a molteplici comorbidità, in particolare infezioni, problemi cardiovascolari, osteoporosi e depressione. La mortalità nei pazienti affetti risulta in sostanza maggiore del 50-60%.

Pesanti sono le ripercussioni sulla vita lavorativa dei pazienti. L’artrite reumatoide fa perdere in media 39 giorni lavorativi l’anno, e la capacità lavorativa viene intaccata nel giro di 5 anni dall’insorgenza della malattia, nel primo anno di malattia diminuisce del 33%, fino ad arrivare alla perdita 50% di capacità lavorativa in 10 anni. La rigidità articolare mattutina (Morning Joint Stiffness – MJS) è causa di ritardi a lavoro, permessi per malattia, con conseguente riduzione della performance lavorativa, comportando in Italia una perdita stimata di più 11mila euro annui di media per paziente. Secondo uno studio recente il peso economico della malattia è di più di 2 miliardi l’anno.

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