L’uomo lotta con dolorosi problemi delle unghe da molto tempo, ed i chirurghi hanno tentato di affrontarli almeno dal settimo secolo in poi: fu allora che il medico greco Paolo di Aegina scrisse il primo trattato sul trattamento chirurgico delle patologie delle unghie. Benchè molte di esse, come le unghie incarnite, siano ben note, non si può dire che siano state comprese altrettanto bene. Un recente studio però ha illustrato un modello matematico della crescita delle unghie umane: i ricercatori hanno scoperto che la salute delle unghie dipende da un delicato equilibrio fra le forze adesive che le mantengono saldamente adese al dito, ed il movimento che l’unghia compie man mano che scivola eternamente in avanti verso la punta del dito. Altri fattori quali lo spessore, lo stress biomeccanico ed il modo in cui tagliamo le unghie potrebbero influenzare lo sviluppo di problemi a loro carico. Se l’equilibrio fra crescita ed aderenza va fuori fase, si genera ulteriore stress a carico dell’unghia, che potrebbe cambiare forma per compensare, il che potrebbe portare a gravi problemi. E’ stato scoperto che tre problemi comuni delle unghie (unghie incarnite, unghie ad artiglio ed unghie a cucchiaio) sono essenzialmente facce della stessa medaglia, e sono correlate alle forze fisiche. Le unghie incarnite, ad esempio, derivano dall’estensione dell’unghia all’interno della carne circostante, il che avviene quando molta parte dello stress della deambulazione viene scaricata sulla punta dell’unghia, ed essa per compensare si espande orizzontalmente. L’unghia ad artiglio deriva dal problema opposto: le forze di adesione superano quelle di crescita, il che spiegherebbe come mai si riscontrano soprattutto nell’anziano, in cui la crescita è più lenta. La situazione delle unghie a cucchiaio potrebbe essere simile, ma comparire nei soggetti anziani quando le forze di adesione diminuiscono per via dell’invecchiamento. (Phys Biol 2014; 11: 066004)
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