L’ipertensione non controllata si caratterizza per la difficoltà di mantenere la pressione nei valori indicati dalle linee guida, nonostante l’assunzione di farmaci. Esistono però delle possibilità di intervento come, per esempio, la denervazione renale in grado di portare il paziente ad avere una buona qualità di vita. Questo l’argomento trattato nel corso di The Patient’s Voice, il nuovo format di Sics e Popular Science dedicato ai pazienti con il proprio vissuto e la propria storia di malattia.
Ospiti dell’incontro dal titolo “Ipertensione non controllata, l’innovazione terapeutica per la qualità della vita dei pazienti” Pasqualino Renna, paziente con ipertensione non controllata, Fabio Lucio Albini, responsabile ambulatorio ipertensione e protezione cardiovascolare di Milano Nord e Gianfranco Aprigliano, cardiologo interventista dell’Istituto Clinico Città Studi di Milano.
Quella del signor Renna è una storia lunga 26 anni. Parte da una diagnosi di diabete di tipo 1 che nel tempo porta poi ad altre complicanze tra cui anche una pressione molto alta. Ogni anno il numero dei farmaci da assumere giornalmente aumenta senza però riuscire ad abbassare i valori pressori. La svolta arriva con la possibilità di effettuare un intervento di denervazione renale. “Da quel momento la mia vita è cambiata”, ha raccontato Pasqualino Renna.
“Quando è venuto in nostra osservazione”, ha detto il dott. Albini, il signor Renna riscontrava un “terzo grado di ipertensione nonostante, terapie di associazioni multiple ed una dieta scrupolosa anche per via del diabete. La sua era una ipertensione refrattaria e resistente alle terapie tanto che nonostante la combinazione di 7 molecole antipertensive, per un totale di 9 compresse antipertensive, si viaggiava sempre sopra i 180-110”. Da qui l’idea di sottoporre il signor Renna ad un intervento di denervazione renale. Dopo “indagini diagnostiche volte sia a verificare la fattibilità dell’intervento, cioè lo stato delle arterie renali, è stata eseguita l’operazione con risultati brillanti”, ha concluso Albini.
La procedura di cui stiamo parlando si conosce già da tempo, ma negli anni l’innovazione tecnologica l’ha resa più sicura ed efficace. “Già dalla metà del secolo scorso sapevamo che un eccesso di innervazione simpatica a livello renale poteva portare a dei drastici innalzamenti della pressione arteriosa”, ha spiegato il dott. Aprigliano. “Questa metodica ha lo scopo di ridurre l’innervazione quindi gli stimoli che arrivano, semplificando, dal cervello al rene. La metodica consiste nell’utilizzare una radiofrequenza a livello renale che, sviluppando calore, è in grado di disconnettere questo eccesso di innervazione a livello renale per fare in modo che il rene torni a funzionare come un rene normale perché il rene ha una funzione non solo di filtro ma anche di regolazione della pressione sanguigna”, ha proseguito.
“Lo scopo della metodica è quello di andare molto in fondo alle arterie renali perché è lì che si concentra la maggior quantità di nervi e di fibre simpatiche, per interrompere questo segnale patologico. L’erogazione viene fatta tramite una sedazione, il paziente viene parzialmente addormentato, e dura mediamente 40 minuti. È una procedura molto sicura, c’è un rischio di mortalità praticamente inesistente e ha dimostrato che, se effettuata in modo corretto con multiple zone trattate, si ottengono riduzioni di pressione sistolica e diastolica mediamente tra i 10 e i 15 millimetri di mercurio”. Ciò non vuol dire, ha precisato Aprigliano “che un paziente non prenda più i farmaci e non sia più seguito, ma vuol dire evitare a quei pazienti che hanno una ipertensione molto grave di avere un infarto, un ictus o accessi plurimi in pronto soccorso perché con la terapia che normalmente fanno non avranno più i picchi pressori”, ha concluso l’esperto.
Modificare la propria vita in meglio e convivere con una ipertensione non controllata è dunque possibile. “La mia vita è cambiata totalmente”, ha raccontato ancora Pasqualino Renna. “Io credo che se non avessi fatto questo intervento non mi sarei dato un paio di anni di vita. Ero disperato, almeno una volta ogni 10 giorni ero al pronto soccorso con forti cefalee e bruciore agli occhi. Ora la mia vita è cambiata”.