(Reuters Health) -Le persone che soffrono di malattie infiammatorie intestinali (IBD) hanno uno squilibrio nella composizione fungina della flora batterica. È quanto emerge da uno studio pubblicato online sulla rivista Gut. Come è noto, nelle malattie infiammatorie intestinali (IDB) si verifica l’alterazione della composizione batterica che riduce la biodiversità. Tutto ciò si manifesta con una riduzione di batteri del gruppo dei Firmicutes e un aumento dei Proteobatteri, incluso Escherichia coli. Per determinare se i pazienti con IDB mostravano anche differenze nella quota di miceti della flora intestinale,ricercatori dell’Hospital Saint-Antoine di Parigi hanno studiato il microbiota fecale di 235 persone con IBD, confrontandolo con quello di 38 persone sane.
I risultati dello studio
Le persone con infiammazione dell’intestino mostravano un aumento di funghi della specie Basidiomiceti rispetto agli ascomiceti. Inoltre, nei campioni raccolti, erano presenti alti livelli di funghi pro-infiammatori come la Candida albicans e più bassi livelli di funghi antiinfiammatori come Saccharomyces cerevisiae. I pazienti con la malattia di Crohn, in particolare, manifestavano una riduzione dei funghi del genere Basidiomiceti, specialmente del genere Malassezia, mentre un aumento di questo genere fungino è stato rilevato nei pazienti che soffrivano di colite ulcerosa. “L’analisi concomitante del microbiota batterico negli stessi soggetti ci ha permesso di vedere le correlazioni tra componenti batteriche e fungine, suggerendo l’esistenza di alterazioni interregno malattia-specifiche – ha dichiarato Harry Sokol, leader dello studio – Inoltre abbiamo identificato le alterazioni per la malattia di Crohn e per la colite ulcerosa e anche se lo studio non è statisticamente sufficiente a dimostrare l’associazione tra genotipo e microbiota fungino, abbiamo identificato delle tendenze che suggeriscono come il polimorfismo genetico influenzi l’alterazione della quota fungina della flora batterica intestinale”. Agire sui funghi del microbiota potrebbe essere un metodo per trattare le malattie infiammatorie intestinali. “Funghi pro-infiammatori o integratori nella terapia dei pazienti con IDB potrebbero essere usati per bilanciare lo squilibrio intestinale – ha aggiunto il ricercatore francese – il prossimo passo sarà capire l’effetto dei componenti fungini del microbiota sull’uomo e anche il ‘dialogo’ tra batteri e funghi nell’intestino. Questo potrebbe aiutare a trovare nuove strategie terapeutiche”.
Fonte: Gut 2016
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)