(Reuters Health) – Le donne che durante la gravidanza hanno respirato aria inquinata avrebbero un maggior rischio di dare alla luce bambini con segni di ‘invecchiamento’ cellulare, rispetto alle donne che hanno respirato aria più pulita. Un dato che potrebbe spiegare i problemi di salute cui vanno incontro più spesso i bambini che nascono dove smog e traffico sono diffusi. È il risultato di uno studio coordinato da Tim Nawrot, della Hasselt University di Diepenbeek, in Belgio, e pubblicato su JAMA Peditrics.
Lo studio
Nawrot e colleghi hanno esaminato la lunghezza dei telomeri in campioni di sangue da cordone ombelicale e tessuto placentare di 641 neonati nella regione delle Fiandre, tra il 2010 e il 2014. I ricercatori, usando I’indirizzo delle madri, hanno anche valutato l’esposizione media delle neomamme, durante la gravidanza, a PM 2,5, una miscela di particolato di diametro inferiore ai 2,5 micron, che spesso si trova nello smog e negli scarichi delle auto.
I risultati
Complessivamente, l’esposizione settimanale media a PM 2,5 sarebbe stata di 13,4 microgrammi per metro cubo di aria (μg/m3). Ma le madri esposte a livelli più elevati di inquinanti, avrebbero dato alla luce bambini con telomeri più corti. Inoltre, a ogni 5 μg/m3 di PM 2,5 in più nell’aria respirata dalle donne in gravidanza ci sarebbe stata una riduzione del 9% in più della lunghezza dei telomeri del sangue del cordone e del 13% in più di quelli a livello dei campioni di placenta.
I telomeri si accorciano con l’età
I telomeri sono una sorta di ‘cappuccio protettivo’ all’estremità del cromosoma. Normalmente, si accorciano con l’età, ma potrebbero anche ridursi per effetto dello stress. In ogni caso, i telomeri si accorciano ogni volta che la cellula si divide e quando questi diventano troppo corti, la crescita cellulare si arresta ed è per questo che la loro lunghezza è considerata un potenziale indicatore dell’invecchiamento cellulare e della salute in generale.
I commenti
Una limitazione dello studio sarebbe dovuta al fatto che l’esposizione effettiva al PM 2,5 potrebbe essere diversa da quella stimata dai ricercatori. Inoltre, i genitori avrebbero potuto già avere telomeri più brevi, influenzando così quelli della prole. Ma nonostante questo, i risultati evidenziano che l’inquinamento atmosferico attraversa la placenta e influenza direttamente i cromosomi dei bambini, ha sottolineato Mark Niuewenhuijsen del Center for Research in Environmental Epidemiology al Barcelona Institute of Global Health, in Spagna. “Sappiamo che l’inquinamento atmosferico riduce il peso alla nascita e può ridurre l’età gestazionale e la circonferenza della testa, ma non sapevamo di questa correlazione con l’invecchiamento biologico”, ha spiegato l’esperto. “La riduzione dell’esposizione a inquinamento atmosferico è una buona cosa, sia per i genitori che per il neonato”, afferma Pam Factor-Litvak, ricercatore alla Columbia University di New York e autore di un editoriale che accompagnava l’articolo, con il quale concorda Shruthi Mahalingaiah, della Boston University School of Medicine, che ha sottolineato la necessità di “limitare l’esposizione all’inquinamento atmosferico, quando possibile”.
Fonte: JAMA Pediatrics
di Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)