L’assunzione di immunosoppressori non espone le persone con malattia di Crohn o colite ulcerosa a un maggior rischio di contrarre il COVID-19. È quanto emerso da uno studio su oltre 5.300 pazienti.
(Reuters) – Le persone affette da malattia infiammatoria intestinale (IBD) non aumentano il loro rischio di COVID-19 assumendo farmaci immunosoppressori per controllare i loro sintomi. A stabilirlo è uno studio su oltre 5.300 pazienti con malattia di Crohn o colite ulcerosa pubblicato su Inflammatory Bowel Diseases.
“Dopo aver soppesato altri fattori di rischio noti per COVID-19, tra cui età, razza e altri problemi medici, abbiamo osservato che la terapia immunosoppressiva non si associava a un rischio aumentato di COVID-19”, ha dichiarato la coautrice Kristin Burke del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School.
“Tra le persone con IBD che hanno contratto il COVID-19, abbiamo anche rilevato che l’uso di farmaci immunosoppressori non aumentava il rischio di avere una forma grave della malattia, definita come una malattia richiedente il ricovero, la degenza in terapia intensiva o il decesso”.
Come mostrato da altri studi, tuttavia, età avanzata e obesità erano fattori di rischio per grave COVID-19 anche in questi pazienti.
FONTE: Inflammatory Bowel Diseases
Staff Reuters
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)